Nove fondi esteri che possiedono azioni Telecom hanno chiesto al ministro del Tesoro, Giuliano Amato di intervenire contro il piano di riassetto di Telecom. Morgan Stanley Dean Witter, The Baupost Group, Highfields Capital, Newmann Ragazzi, Perry Capital, Sanford Bernstein, K Capital Partners, Capital International e Oppenheimer Capital hanno firmato una lettera indirizzata ad Amato e agli amministratori indipendenti di Telecom Italia nella quale denunciano come ”gravemente lesiva dei diritti degli azionisti di minoranza” la proposta di scissione di Tim nell’ambito del riassetto
Telecom.
”I termini dell’operazione – si legge nella lettera ad Amato – sono chiaramente irragionevoli e lesivi dei diritti degli azionisti di minoranza e anche la comunita’ finanziaria internazionale ha unanimemente espresso la sua disapprovazione”. I gestori hanno tenuto peraltro a sottolineare il danno in termini di credibilita’ per il mercato italiano e i processi di privatizzazione. ”Concordiamo con la sua considerazione che il futuro processo di privatizzazione in Italia potra’ procedere con successo soltanto se gli interessi di tutti i partecipanti saranno protetti. Qualsiasi soluzione che si dimostri pregiudizievole verso gli azionisti di minoranza – osserva la lettera – puo’ minare la credibilita’ del mercato finanziario italiano. Pertanto
abbiamo apprezzato la sua affermazione che il governo prendera’ tutte le iniziative, compreso l’utilizzo dei suoi poteri speciali nel caso in cui ragioni di interesse nazionale lo richiedano, ivi compreso il caso in cui sia necessario proteggere gli azionisti di minoranza e i mercati finanziari in generale”. I fondi chiedono a ministro e a membri del board di discutere la questione in incontri diretti.
La proposta – scrivono i gestori – non e’ suffragata da alcuna valida ragione industriale e
la forbice del rapporto di concambio e’ basata su presupposti completamente privi di affidabilita’, come dimostrato dalle fluttuazioni dei prezzi di mercato”. Gli ”stranieri” si dicono infine ”assolutamente contrari alla ristrutturazione e, piu’ in generale, a qualsiasi riorganizzazione che Tecnost cerchi di perseguire senza coinvolgere gli azionisti di minoranza”. I fondi chiedono poi che in sede di cda i membri indipendenti del board ”prendano ufficialmente posizione sulla necessita’ che il progetto di scissione e qualsiasi altra analoga operazione debba essere sottoposto all’approvazione degli azionisti di risparmio nell’ambito di un’assemblea speciale”.