Il fondo di private equity numero uno in Scandinavia ritiene che la decisione fiscale presa dai giudici svedesi mette a repentaglio gli investimenti nel paese. Il cambiamento legislativo potrebbe avere un effetto “devastante” sui soldi che confluiscono in Svezia.
Thomas von Koch, managing partner che gestisce da Stoccolma il fondo EQT AB, ha dichiarato ai media americani di essere ancora sotto choc dopo che il tribunale svedese ha stabilito che d’ora in avanti chi opera nell’industria del private equity dovrà trattare il reddito da investimento come se fosse un salario.
La sentenza avrà un effetto retroattivo e un impatto sui redditi guadagnati anche dieci anni fa. Ciò, spiega von Koch, renderà la vita molto difficile per alcuni fondi dell’industria che continuano a essere operativi nel paese scandinavo.
“Le implicazioni per il sistema finanziario nella sua interezza sono immense”, ha detto poche ore dopo la sentenza in un’intervista concessa a Bloomberg il Ceo di uno dei fondi di private equity più importanti d’Europa. “È il terremoto più grave che abbia mai colpito il nostro settore. Siamo sotto choc”.
Alla fine della settimana scorsa la Corte d’Appello di Stoccolma ha deciso che una parte dei profitti ricavati dagli investimenti nei fondi di private equity debbano essere considerati alla pari di uno stipendio piuttosto che di plusvalenze.
La sentenza dei giudici dà ragione alle autorità fiscali scandinave che avevano fatto appello sostenendo che i partner dei fondi, in quanto dipendenti di una società di consulenza, debbano essere pagati. La decisione rappresenta una vittoria insperata per il Fisco svedese dopo la sconfitta subita nelle stesse aule di tribunale a dicembre 2013.