New York – La crisi del debito sovrano europeo rappresenta una seria minaccia per il mercato dei fondi comuni americani. Se improvissamente la situazione dovesse generare – leggi fallimento della Grecia – e le maggiori banche dei paesi periferici si trovassero d’un tratto veramente impantanate nella crisi, impossibilitate a rispettare i loro obblighi verso gli Usa entro tre mesi, allora il contagio toccherebbe anche gli stati al di la’ dell’Oceano Atlantico.
La crisi potrebbe avere un impatto molto pesante sui fondi americani, dunque, ma perche’ questo accada, “ci vorrebbe un deterioramento molto rapido e non solo nei paesi piu’ piccoli dell’area euro”, spiega a Bloomberg George “Gus” Sauter, chief investment officer di Vanguard Group. “Bisognerebbe che anche Spagna e Italia entrassero in difficolta’”. Ipotesi che pero’ nessuno si sente di escludere in questo momento.
Il Parlamento greco si appresta in queste ore a decidere se approvare o meno un nuovo piano di austerity, indispensabile affinche’ Atene possa ricevere un secondo round di aiuti da Ue e Fmi.
In caso di default greco, i fondi americani potrebbero uscirne altamente compromessi perche’ hanno prestato denaro alle banche europee, che da parte loro hanno offerto un supporto economico in forma di prestito alla Grecia e alle altre nazioni europee piu’ indebitate. E’ tutto concatenato in maniera inscindibile e da impegni da cui non si puo’ piu’ tornare indietro.
I numeri sono impressionanti: i fondi americani detengono circa $800 miliardi, ovvero meta’ degli asset in portafoglio, in titoli emessi dalle banche europee. Le stime sono di Fitch Ratings. Gli istituti del Vecchio Continente, alla fine del 2010, erano in possesso di oltre $2.000 miliardi di prestiti verso i Piigs (Grecia, Portogallo, Grecia, Spagna, Italia e Irlanda), che sonon in scadenza quest’anno.