NEW YORK (WSI) – Il caso senza precedenti del prelievo forzoso a Cipro ha riportato l’attenzione sulla carenza di garanzie per i piccoli risparmiatori. Il meccanismo di supervisione unica da affidare alla Bce e’ nei piani, ma cosi’ com’e’ studiato non basterebbe per scongiurare il rischio che corrono i cittadini di perdere i loro depositi in banca.
In caso di crisi sistemica, per come e’ strutturata ora l’archittettura dell’Eurozona, nessuno si potrebbe dire completamente al sicuro. I correntisti di un paese soggetto a una crisi finanziaria si chiederebbero immediatamente quali sono i rischi per i loro risparmi. Tenuto conto che lo schema di garanzia dei depositi sara’ probabilmente troppo “piccolo” per far fronte a un “grande” problema e calcolando anche che lo stesso governo potrebbe facilmente incontrare difficolta’ economiche, ecco che si scatenerebbe la tanto temuta corsa agli sportelli.
L’assicurazione a livello nazionale non puo’ fare molto per prevenire il fenomeno della corsa agli sportelli, un po’ come avvenuto negli Stati Uniti negli Anni 30. Il sistema in atto allora non impedi’ che la gente incominciasse a fare la fila agli sportelli locali. La gente non aveva la certezza che ci fossero stati abbastanza soldi per poter proteggere i risparmi di tutti.
Se pensate, dunque, che in Italia basti il Fondo Italiano di Tutela dei Depositi per alleviare il panico, vi sbagliate. In teoria, da regolamento, sono le banche “virtuose” a pagare per i fallimenti dei concorrenti. Il fondo consiste infatti in un patto di solidarieta’ fra istituti di credito, ma non garantisce che i soldi vengano stanziati effettivamente.
Il Fondo Italiano di Tutela dei Depositi non funziona come la FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) americana, la quale e’ coperta dal governo federale che a sua volta e’ coperto dalla Federal Reserve. Un doppio strato di protezione che in Italia e in Europa – al momento – non esiste.
I soldi non sono mai stati stanziati realmente nel FITD, che funziona dunque come una copertura assicurativa “eventuale”. Se dovessero fallire due grandi banche italiane, ad esempio, difficilmente qualcuno riuscirebbe a pagare le coperture assicurative, per cui i depositi non sarebbero garantiti nemmeno sotto la famosa soglia dei 100 mila euro. Il Fondo di Tutela dei Depositi – che come visto non e’ realmente un fondo ma un’intesa di cooperazione tra banche – salterebbe in aria.
Piu’ in generale in Europa, in assenza di un governo federale come quello Usa che possa correre in sostegno delle banche in caso di fallimento, finora e’ la Bce che e’ intervenuta. Offrendo pero’ sostegno ai soli istituti di credito.
Nell’area euro al momento non vi e’ alcuna garanzia effettiva per i correntisti. La proposta della Bce di introdurre un sistema di garanzia dei risparmi unico in Europa fa parte delle misure previste nel progetto di Unione bancaria del blocco a 17. L’idea e’ quella di armonizzare in un primo momento gli schemi di garanzia dei depositi esistenti a livello nazionale e poi passare a uno schema solo.
La settimana scorsa il nuovo presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha ricordato come l’unione bancaria sia necessaria per “ripristinare la fiducia economica nell’Europa e spezzare il circolo vizioso tra le banche ed i bilanci nazionali”. Un circolo vizioso che, secondo Schulz, “è ampiamente responsabile della recessione, della povertà e della disoccupazione in molti Paesi”.
“Abbiamo bisogno di un meccanismo unico di risoluzione” che affronti il problema del fallimento delle banche e di “uno schema di garanzia dei depositi”. In assenza di questo, per il momento l’Europa si sta accontentando di armonizzare con urgenza gli schemi nazionali.
C’e’ solo un problema: come sottolineano i professori Daniel Gros e Dirk Schoenmaker ancora una volta le autorita’ europee sono giunte al paradosso dell’uovo e della gallina. L’ordine delle tappe avra’ un’importanza fondamentale. Gros e’ il direttore del Centre for European Policy Studies di Bruxelles, Schoenmaker e’ il preside della Duisenberg School of Finance e professore di Finanza presso la VU University di Amsterdam.
L’Unita’ bancaria, sostengono i due economisti, da sola difficilmente funzionera’ se prima non verranno introdotti gradualmente uno schema di assicurazione dei depositi e una “Resolution Agency” che avra’ poteri legali ampi e che potra’ collaborare fianco a fianco con le autorita’ locali. “Partire dal ‘Single Supervisory Mechanism’ potrebbere rivelarsi un grave errore da parte dell’Europa”.
Per contattare l’autore Twitter @neroarcobaleno; daniele@wallstreetitalia.com