Economia

Fondo sovrano italiano, salvo l’emendamento Giacomoni

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Per un soffio ha rischiato di essere cancellato l’emendamento che prevede la nascita di un Fondo sovrano italiano presentato da Sestino Giacomoni (nella foto), presidente della Commissione di vigilanza su Cassa Depositi e Prestiti e membro del coordinamento di presidenza di Forza Italia, perché secondo la ragioneria generale dello stato la relazione tecnica non è stata esaustiva.

“Questo tentativo di stralcio è il trionfo della burocrazia sulla democrazia – chiarisce Giacomoni. – La commissione Bilancio lunedì scorso, dopo aver acquisito l’ok del Tesoro, esprime parere favorevole sull’emendamento 27.13 a prima firma Giacomoni, uno dei primi emendamenti approvati al dl Rilancio, con il quale si pongono le basi per la nascita di un fondo sovrano italiano facendo affluire i risparmi degli italiani sullo stesso conto previsto per Patrimonio Destinato, la cui gestione è affidata non più solo a Cassa Depositi e Prestiti, ma si prevede il massimo coinvolgimento anche delle SGR italiane. Il tutto per far nascere un fondo pubblico privato che possa rafforzare l’azionariato popolare delle imprese italiane, trasformando i risparmiatori in azionisti del proprio futuro, in cambio degli stessi incentivi fiscali previsti per i Pir alternativi“.

Dopo una settimana dall’approvazione in commissione bilancio della Camera, avvenuta all’unanimità, la Ragioneria ne chiede lo stralcio, adducendo come motivazione una relazione tecnica incompleta del dipartimento delle finanze ed il fatto che vadano definite le commissione per le Sgr.

“Innanzitutto ci chiediamo dove fossero la Ragioneria ed il Tesoro la scorsa settimana, visto che prima di essere approvato l’emendamento aveva avuto il loro ok sia dal punto di vista tecnico che delle coperture economiche – precisa Giacomoni. – Per quanto riguarda poi il funzionamento del fondo e gli aspetti operativi, tra cui le eventuali commissioni di gestione, lo stesso articolo prevede che il Tesoro abbia 60 giorni di tempo per emanare il decreto attuativo. Quindi sorge il dubbio che qualcuno sia intervenuto per bloccare la nascita di uno strumento pubblico – privato, che può veramente rilanciare il sistema produttivo, attraverso i risparmi degli italiani, senza dover ricorrere a nuove tasse.
Ora occorre capire se sotto c’è la volontà del governo di ricorrere ad una patrimoniale sui risparmi, anzichè incentivarli ad andare spontaneamente ad investire nell’economia reale”.

Giacomoni si interroga se ci sia la volontà di lasciare che patrimonio destinato venga gestito solo da CDP per trasformarla in una nuova Iri e per farle fare operazioni che i privati non farebbero. Ed in tal senso si spiega l’ostilità della maggioranza all’emendamento sempre a firma Giacomoni che prevedeva che su patrimonio destinato il parlamento esercitasse la vigilanza tramite la commissione parlamentare a ciò preposta.

“In ciascuno di questi casi la democrazia parlamentare non ne esce bene, come minimo sarebbe il trionfo della burocrazia sulla democrazia, per non parlare d’altro. Per togliere ogni pretesto circa la copertura economica che mancherebbe qualora fossero previsto gli stessi incentivi dei Pir, sono disponibile ad una riformulazione che tolga per il momento gli incentivi fiscali, con l’impegno a riparlarne a breve, nel prossimo provvedimento” conclude Giacomoni.