LEGNANO (WSI) – Questo inizio di anno è partito, possiamo proprio dirlo, con il botto. In quella che appariva come una riapertura dei mercati relativamente tranquilla, abbiamo invece assistito a movimenti degni di nota dal punto di vista dell’escursione media dei prezzi, con valutario assolutamente decorrelato, azionario pesante, bund ancora sotto pressione e petrolio in caduta libera a cui ha fatto da controaltare un oro ancora in ripresa. Ma procediamo per gradi.
Valutario decorrelato
Mentre nelle ultime settimane dell’anno che ci siamo lasciati alle spalle, e per la verità per una buona parte dei mesi passati ma non sempre, il mercato valutario ci ha mostrato delle dinamiche dollaro-centriche nel senso di flussi di acquisto o vendita univoci e concertati di dollari americani, ieri si è avuta la sintesi perfetta del contrario; non si è trattato infatti di movimenti che hanno visto il biglietto verde al centro delle scelte operative degli operatori, ma bensì le singole valute ad esso contrapposte.
Tutto ciò ha generato di fatto la rovinosa caduta di euro e sterlina, finora in assoluto le valute più performanti e quasi impressionanti per capacità di tenuta dei supporti e ripartenza verso nuovi massimi, l’inatteso rafforzamento dello yen giapponese col quale perdura comunque l’ottima ed affidabile correlazione con il Nikkei (con i future a Borsa chiusa), e l’altrettanto inaspettato sprint delle commodities currencies con il dollaro australiano su tutti.
Spiegare le motivazioni di tali movimenti è tutt’altro che immediato ed intuitivo e l’unica ragione che ci appare sensata in tal senso è relativa a dinamiche di prese di profitto che di fatto erano mancate, come era lecito attendersi, negli ultimi giorni del 2013 e che si sono verificate proprio nel primo giorno di trading del nuovo anno.
L’andamento dell’azionario e dei rendimenti Usa potrebbero suffragare tale teoria, così come il rally dell’oro.
Azionario pesante
Per proseguire il discorso, la catena logica incomincia ad avere un senso se appunto si guarda all’azionario, il quale non aveva esitato a porre in essere nuovi massimi con la fine dell’anno e l’assottigliarsi dei livelli di liquidità. Le vendite sono partite infatti in maniera copiosa sui listini europei, Dax in testa il quale poi chiuderà con ribassi di oltre 200 punti, e sono poi proseguite sui listini USA con l’S&P500 che è andato a riaccomodarsi sui supporti in area 1.830.
Va ricordato, ed è un effetto del quale avevamo descritto le caratteristiche e dal quale avevamo invitato a porre particolare attenzione, che all’interno di un mercato sottile i movimenti di prezzo possono rivelarsi importanti dal punto di vista della scala del prezzo e del tempo, e cioè le variazioni del primo possono risultare di portata ben maggiore del normale rispetto alle variazioni del secondo.
Banale: meno soldi sul piatto, meno domanda e offerta necessari per muovere il prezzo. Visto il calendario macro piuttosto scarno possiamo avere buone ragioni per ritenere di assistere a possibili consolidamenti di quanto avvenuto ieri, alla luce di quanto invece è accaduto alla fine dell’anno.
Petrolio in caduta libera ma gold up
Terminiamo questa breve analisi intermarket aprendo una doverosa parentesi sulle commodities, dal momento cha anche qui i movimenti di prezzo sono stati significativi e hanno visto la netta contrapposizione tra il crollo del petrolio e il contemporaneo rialzo del metallo giallo.
Non che i due asset abbiano di recente mostrano una correlazione positiva, ma comunque stupisce la totale ed ampia decorrelazione, tenendo comunque conto che al “denominatore” di entrambi si trova il dollaro americano. Ebbene il greggio, riferendoci principalmente al WTI, ha perso quasi 4 dollari di quotazione andando via via a violare ogni supporto presente e sistemandosi sui livelli di un mese fa ed in zone ancora propedeutiche per ulteriori storni.
Il metallo prezioso invece ha proseguito il suo apprezzamento e si trova sempre più vicino a zone cruciali di resistenza che partono da 1.245 ed arrivano a 1.270 dollari l’oncia e anche qui oseremmo dire che tecnicamente vi sono ancora le basi per una prosecuzione del movimento in atto.
QUADRO TECNICO
EurUsd: partendo dal grafico daily si può ben notare come il canale rialzista e soprattutto la trendline di supporto che ben conteneva il cambio dai minimi di 1,33 di inizio novembre, sia stata violata, così come la media mobile a 21 periodi. E’ tornato perciò di grande attualità il supporto statico posto a 1,3630 che fa ora da base per della congestione di breve venutasi a creare rispetto alla resistenza di 1,3675. Quest’ultimo è apparso come un buon livello di vendita proprio per il riavvicinarsi ad 1,3630 che, se raggiunto e violato, condurrebbe di fatto il prezzo all’area di 1,36 e 1,3580. Il fallimento di nuovi minimi sotto 1,3630 porrebbe le basi per un pattern 123 ben visibile sul grafico orario per il posizionamento di ordini long a 1,3675 e target a partire da 1,3710 e 1,3730 in estensione.
UsdJpy: ancora efficace doppio massimo a 105,40 per il cambio. L’engulfing del daily ha dimostrato ieri la sua efficacia e sensato sembra l’approdo in area 103,75. La dinamica della media mobile esponenziale a 21 periodi del 4 ore appare abbastanza emblematica in questo senso, così come quella che vede di fatto la mancata formazione di una divergenza regolare rialzista sul grafico a 1 ora. Possibili perciò i pullback in area 104,35/40 per ripartenze verso il target. Se invece questi punti dovessero essere oltrepassati, buoni potrebbero rivelarsi gli allunghi fino a 104,60, livello però ancora molto importante in ottica di respingimento dei prezzi.
EurJpy: effetto short amplificato sul cross che ha visto la contemporanea discesa dei due cambi originali da cui deriva EurUsd e UsdJpy. L’operatività in rottura della congestione che ieri suggerivamo si è rivelata proficua è ha portato al raggiungimento di supporti in area 142,20, che potrebbe portare a tentativi di riacquisto sfruttando il buon RR sulla divergenza bullish oraria per ripresa di 142,85 in primo luogo. Livello quest’ultimo in cui potrebbero riacuirsi gli short verso 141,50. 143,50 l’importante resistenza successiva.
GbpUsd: caduta impietosa anche per la sterlina, fino a ieri valuta dominante il panorama. Bello qui l’engulfing daily che potrebbe presagire ad ampi futuri ribassi che sul giornaliero si individuano come possibili fino a 1,6380. Proprio su questo grafico appare sempre più vicina la formazione della divergenza regolare ribassista prezzo-stocastico. Resta l’1,6470 il livello di resistenza più importante, fermo restando la possibilità di short già in area 1,6460 verso l’1,6420. Stop&Reverse in caso di rottura di uno dei due estremi di tale congestione.
AudUsd: forte rialzo del cambio che ha portato alla prematura formazione della divergenza regolare rialzista con lo stocastico sul grafico giornaliero. Il pattern ha peraltro portato il prezzo al primo punto cruciale e cioè all’incrocio con l’ottima media mobile a 21 periodi nonché area di resistenza a 0,8990. Da qui, nel breve, potremmo assistere a prime correzioni che potrebbero palesarsi sulla possibile ma ancora prematura divergenza regolare bearish sul 4 ore che riporterebbe a riguardare le aree di minimo. Rotture di 0,90 potrebbero portare a 0,9050 e 0,9075.
Ger30 (Dax): molto potente anche qui il segnale short, a partire proprio dal grafico daily con lo stocastico che pare mettere a segno un bello swing nella zona di ipercomprato. Nel breve resta 9.420 la resistenza e 9.370 il supporto, con buoni volumi presenti, il che pone la prospettiva di lavorare in stop entry per allunghi ribassisti a 9.330 e 9.300 punti e, nel caso rialzista, 9.470 e 9.500.
XauUsd (Oro): anche il daily del gold ha sviluppato la divergenza regolare rialzista con l’oscillatore stocastico con buon superamento di resistenze importanti poste in area 1.223 dollari l’oncia. Sul 4 ore e sul grafico orario ciò si traduce on la possibilità di assistere ora a ritracciamenti a 1.228 o a 1.223 stesso, su divergenza potenziale ribassista proprio su H1, per ripartenze verso 1.245 e 1.255.
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