La notizia di maggior rilievo nel mercato commerciale italiano è forse quella inerente alla recente entrata in vigore, in via provvisoria, del Ceta, ovvero il trattato di libero scambio tra Italia e Canada. Alla luce di questo, esaminiamo i dati sull’attuale mercato, così da avere un riscontro sul bilancio “finale” del trattato.
Ad oggi, l’Italia esporta verso il Canada soprattutto vino (40% del totale, vale a dire 376 milioni di euro su 766), seguito dall’olio d’oliva (14% e dai formaggi (6%); in fondo alla classifica troviamo invece le conserve di pomodoro (3%) ed il caffè (con un altro 3%). Non bene nemmeno la pasta, con una quota del 5%.
Ora bisognerà vedere se il Ceta riuscirà ad aiutare l’economia italiana nell’export o se il medesimo accordo è più adatto a grandi compagnie, penalizzando il tessuto industriale italiano caratterizzato al 95% circa da piccolissime, piccole e medie imprese, con il rischio di ottenere risultati opposti (importazione di beni dal Canada superiore rispetto all’aumento dell’export dei beni italiani) o di agevolare solo la componente più piccola del tessuto imprenditoriale della nostra penisola, a discapito del peculiare stampo produttivo italiano.
Anche l’export verso gli Stati uniti ha cifre simili a quello canadese; il podio rimane infatti invariato, con il vino che ricopre il 35% delle esportazioni (1,33 miliardi di euro su un totale di 3,8 miliardi di euro), l’olio d’oliva che raggiunge la quota del 13% ed i formaggi con il loro 8%.
Anche in questo caso, in fondo alla classifica troviamo le conserve di pomodoro (2%) ed il caffè (2%). Basse ancora una volta le esportazioni di pasta, che arrivano al 7% del totale. Questi sono i dati di uno studio effettuato da Nomisma e Crif, presentato poco tempo fa al Forum Agrifood Monitor.
Lo studio indica anche che le importazioni totali degli States ammontano a 130 miliardi di euro, mentre quelle canadesi a 32 miliardi di euro; se consideriamo che le quote export italiane sono relativamente pari a 3,8 miliardi di euro e 766 milioni di euro, è evidente la necessità di pesare un po’ di più.
Chiude la disamina il capo economista di Nomisma, Andrea Goldstein, affemando che “il consumo di food & beverage italiano è ancora fortemente concentrato negli Stati costieri degli Usa, che presentano i maggiori consumi pro-capite, mentre il ‘made in Italy’ risulta poco diffuso nel mid-west e nelle altre zone centrali del Paese”.
Spostando le lente di ingrandimento sui Mercati Emergenti, si nota che questi costituiscono l’80% della crescita del PIL globale e che il 16% del totale è attribuibile alla Cina.
I dati usciti dal 19° Congresso del Partito comunista cinese (Pcc), avvenuto tra il 18 ed il 24 ottobre, indicano che il 20% della popolazione mondiale abita dentro i confini cinesi e che la popolazione è salita 1,38 miliardi di persone nel 2016.
Sempre il Pcc sostiene di avere 89 milioni di membri e di rappresentare, di conseguenza, gli interessi della maggioranza del popolo; lo stesso popolo che dal 2012 ad oggi ha visto 65 milioni di persone uscire dalla povertà e che, secondo le stime, ne vedrà uscire altri 40 milioni nei prossimi 3 anni.
Nelle Economie Emergenti risiede inoltre l’86% dei Millennials e, di essi, il 20% risiede tra Cina ed India.
Per capire ulteriormente le dimensioni sempre maggiori che la Cina sta acquisendo e tramite quali canali lo stia facendo, è possibile citare altri dati esemplificativi e significanti: la circolazione annua di moneta su circuiti telematici è 50 volte superiore a quella degli USA, il 70% dei volumi mossi dagli investitori in Cina è effettuato da soggetti retail, il 17% delle vendite al dettaglio avviene online e le proporzioni delle vendite online registrate nei giorni del Cyber Monday in Cina e del Single Day in America hanno avuto un rapporto di 5 a 1.
Per concludere, buttiamo un occhio alla Gran Bretagna e vediamo che nel biennio 2015-2016 ha registrato notevoli aumenti nell’export verso una lunga lista di Paesi, di seguito esposta.
Turkmenistan +21,4%, Guyana +20,4%, Burkina Faso +18,0%, Capo Verde +17,5%, Ucraina +16,6%, Barbados +16,4%, Santa Lucia +16,3%, Tunisia +15,0%, Vietnam +13,4%, Seychelles +11,5%, Algeria +10,9%, Macedonia +10,5%, Nuova Zelanda +10,4%, Pakistan +7,0%, Egitto +6,7%, Malawi +6,4%, Canada +5,6%, Mauritius +5,6%, Singapore +2,9%, Moldavia +1,9% ed Indonesia +1,7%.