In Francia la riforma delle pensioni è legge e il governo di Elisabeth Borne è salvo, mentre esplode nelle piazze la rabbia contro Emmanuel Macron che ha parlato in diretta su TF1 e France 2 dal palazzo dell’Eliseo:
“Pensate che mi renda felice fare questa riforma? NO ! […] Questa riforma non è un lusso, non è un piacere, è una necessità. […] Questo testo proseguirà il suo cammino democratico entro la fine dell’anno”.
Così Macron che si dice convinto della “necessità” di riformare le pensioni, e cogliendo a sostegno della sua tesi un’infografica di “Le Parisien”, che mostra che la Francia è indietro rispetto ai suoi vicini in termini di posticipare l’età minima per il pensionamento. Emmanuel Macron ha difeso la sua riforma, segnalando che occorre evitare di “allargare il deficit ” e “far pagare alle future generazioni bambini” . E sulle manifestazioni di piazza parla di diritti:
“Che ci siano manifestazioni per dire che siamo contrari è legittimo. Ma quando ci sono blocchi, bisogna essere in grado di rimuoverli: per questo ho chiesto al governo di negoziare il più possibile. L’ordine repubblicano è quello che voglio”.
Le parole di Macron
Macron ha riconosciuto una “sensazione di declassamento” percepita dai francesi, e ritiene, riprendendo la parola di Édouard Philippe nella sua intervista a Figaro , che “non abbiamo diritto all’immobilità”.
La mozione di censura (sfiducia) contro il governo è “fallita”. Ora “bisogna aspettare il pronunciamento del consiglio costituzionale. Quando i sindacati manifestano, hanno la loro legittimità, quando organizzano cortei, che lo facciano, sono contrari a questa riforma, io li rispetto”, ma “non è accettabile che dei gruppi utilizzino un’estrema violenza per aggredire come in questi giorni, dei sindaci, degli esponenti della Repubblica che sono per la riforma. Non è accettabile che utilizzino una violenza senza regole perché sono scontenti di qualcosa”.
“Ho sentito la rabbia legittima che si esprime in un ambito repubblicano” da parte di alcune professioni che hanno condizioni di lavoro difficili, ha poi concesso il presidente, promettendo nuove discussioni con i sindacati affinché sia affrontato meglio il tema dei “lavori usuranti”, sul quale, ha riconosciuto, l’esecutivo non ha avanzato proposte “abbastanza forti e tangibili. Riprenderemo le discussioni con le parti sociali, lo faremo nelle prossime settimane” e “il governo agirà per un ritorno alla normalità”, in particolare “sul fronte dell’accesso al carburante. Spetta a noi anche il compito di provare ad ascoltare la rabbia legittima. Che non è la violenza. Dobbiamo andare avanti. Dobbiamo placare e dobbiamo ricostruire un’agenda parlamentare e di riforme riprendendo il dialogo con i sindacati e con tutte le forze politiche che sono pronte a farlo”.
Riforma pensioni in Francia: cosa prevede
Il presidente Emmanuel Macron ha portato avanti la riforma che innalza gradualmente l’età di uscita dal lavoro a 64 anni e non più a 62 dal 2030. Nel frattempo l’età salirà gradualmente di 3 mesi ogni anno ma si prevede anche l’innalzamento dell’importo minimo della pensione: 1.200 euro.
Finiscono anche i regimi speciali, trattamenti previdenziali di favore previsti per dipendenti di alcun gruppo come la Banca di Francia o l’azienda di trasporto pubblico parigina.
Le pensioni minime in Italia
A ben vedere la riforma previdenziale di Macron non è certamente un provvedimento “lacrime e sangue” come quello adottato in Italia nel 2012 da Elsa Fornero.
L’ultima legge di bilancio ha previsto il ritocco degli assegni previdenziali. L’aumento degli assegni delle pensioni più basse, adesso, ha preso realmente forma e si concretizza in un importo pari a 571,60 euro: nel 2022 i diretti interessati prendevano 525,38 euro, che diventano 600 euro per quanti hanno compiuto almeno 75 anni. Siamo davanti, comunque, a degli aumenti transitori, perché i diretti interessati ne possono beneficiare unicamente per due anni, quindi fino al 2024.