GINEVRA (WSI) – L’elezione di Marine Le Pen alla presidenza francese, un evento che non è così improbabile come poteva sembrare fino a qualche anno fa, sarebbe una catastrofe per la Francia e per l’intero continente europeo. Lo sostiene Joschka Fischer, ex ministro degli Affari Esteri tedesco.
“Seminerebbe il disastro in Francia e in Europa”, ha detto il politico al quotidiano svizzero Le Temps.
Il progresso nei sondaggi e il successo alle elezioni dei partiti populisti ed euro scettici non è un fenomeno di poco tempo fa scatenato dalla crisi dei migranti, bensì è un processo che è iniziato ben prima dell’arrivo dei primi gruppi di rifugiati siriani. I movimenti filo fascisti, come li chiama il politico tedesco, sono alimentati dalla paura del declino dell’uomo bianco, dell’immigrazione e dell’indebolimento economico occidentale a favore dei paesi del Sud del mondo.
Fischer parla di un “inquietante dirottamento politico a destra, indissociabile dall’influenza crescente esercitata dai partiti politici nazionalisti e da personaggi della vita pubblica apertamente sciovinisti, come Donald Trump negli Stati Uniti e Marine Le Pen in Francia”. Ma si potrebbero fare altri nomi, come Geert Wilders in Olanda, Vlaams Blok in Belgio, I Veri Finlandesi, il Partito del popolo danese e ancora i Democratici di Svezia.
Fischer paragona i fenomeni politici del genere a “nazionalismi estremi”, che fanno appello al sentimento di appartenenza alla comunità. Oltre alla dichiarata xenofobia della loro agenda politica, adottano senza scrupoli una definizione etnica della nazione.
“La comunità politica non è prodotta, secondo loro, dalla volontà dei cittadini di difendere l’ordine costituzionale e giuridico comune, al contrario, l’appartenenza alla nazione è dettata, come negli Anni 30, dall’origine natia e dalla religione”.
La politica della paura funziona, perché in un mondo globalizzato l’Occidente non è più il solo a trarre profitto della mondializzazione dei mercati e del commercio. Dopo la crisi del 2008 e per via della trasformazione in atto in Cina, “è diventato sempre più evidente che la globalizzazione non è più a senso unico, ma a doppio senso, e che l’Occidente finisce per perdere, a favore dell’Oriente, una buona parte della sua potenza e della sua ricchezza”.
Intanto all’interno il mondo dell’uomo bianco caucasico si sente minacciato dall’immigrazione, dalla mondializzazione del mercato del lavoro, dall’emancipazione giuridica e sociale delle minoranze e dalla parità tra uomo e donna. Questo porta a cercare soluzioni politiche rapide e semplici, come successo in Ungheria e nel sud degli Stati Uniti, dove non si è riusciti a trovare soluzione migliore che erigere muri.
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