Economia

Francia, riforma delle pensioni: la fine dei diritti acquisiti

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I cambiamenti demografici in atto ci stanno conducendo dritti verso la fine (o quanto meno un ridimensionamento) dei diritti acquisiti. È questo il messaggio che si può trarre dalla riforma alle pensioni varata in Francia, che ha innalzato l’età pensionabile da 62 a 64 anni e ha scatenato non poche proteste tra i cittadini transalpini. Un tema che riguarda da vicino anche l’Italia. Vediamo tutto nell’analisi.

Il fardello fiscale

I diritti acquisiti, oltralpe quanto nello stivale italico, infatti, devono per forza di cose raffrontarsi con l’economia. Perché se i conti pubblici non reggono, il Paese finisce in default e in quel caso spuntano problemi ben più gravi del poter andare in pensione a un’età più avanzata. I giovani di oggi hanno un fardello fiscale molto più pesante dei baby-boomer: le aliquote contributive del sistema previdenziale sono pari al 33%, il debito pubblico è pericolosamente vicino al 150%  del Pil. Inoltre il tasso di disoccupazione è in doppia cifra e anche gli occupati nel settore pubblico sono diminuiti a 3 milioni e 300 mila.

Pensioni: i trend europei

A questo si aggiunge il peso dell’invecchiamento dei Paesi europei, dove l’Italia purtroppo sta messa anche peggio dei cugini francesi. Guardandola da un punto di vista elettorale, quindi pensando alle potenziali proposte politiche, nel 1950 gli elettori giovani erano quasi 10 milioni e gli anziani meno di 4 milioni. Nel 2050, ci saranno solo 6 milioni di giovani e 18 milioni di anziani. Si riducono i lavoratori e aumentano i pensionati, al contempo quando la piramide demografica si capovolge, e il rapporto tra anziani e giovani aumenta a dismisura, la politica disegna le sue proposte elettorali per le generazioni dominanti.

Insomma, l’aumento dell’età pensionabile sta nell’ordine delle cose, specialmente nel Vecchio Continente. In Francia i cittadini dovrebbero apprezzare, se non altro, il tentativo di Macron di far quadrare le finanze pubbliche in un’ottica di lungo periodo. In Italia, dove l’età pensionabile è già ben oltre la soglia dei 64 anni da tempo, bisogna fare ragionamenti diversi. Perché un Paese che guarda al futuro, non può adagiarsi sul dogma dei diritti acquisiti.