Mai prima d’oggi c’era stato un dibattito tv tra i principali candidati alla presidenza francese in vista del primo turno. Al massimo c’erano stati scontri tra i due finalisti al secondo turno, e in quelle occasioni spesso il dibattito si era rivelato decisivo. Stavolta non farà eccezione, visto l’enorme numero di francesi ancora indecisi. Anche se i sondaggi danno Marine Le Pen in testa al primo turno e Emmanuel Macron o Francois Fillon trionfanti in un eventuale secondo turno, nulla è da dare per scontato. Per gli analisti di UBS le chance di vittoria della candidata anti europeista e anti immigrazione sono da considerare più alte di quelle che dicono i sondaggi, al 40%.
Nel dibattito sull’emittente Tf1 ieri sera, tutti gli occhi erano puntati sul candidato centrista Macron, “l’uomo nuovo” come si è anche auto definito nel confronto televisivo, dal momento che era per lui pure una prima assoluta (il confronto frontale in diretta tv con gli altri politici). E l’ex ministro dell’Economia si è difatti dovuto difendere in più di un’occasione da una serie di attacchi anche molto forti.
A cercare lo scontro con il candidato indipendente sono stati in particolare i suoi rivali che hanno maggiori possibilità di passare il primo round: Le Pen e Fillon, ma anche il leader del partito Socialista del cui recente governo Macron ha fatto parte. Benoit Hamon lo ha criticato per la campagna di finanziamento del suo movimento En Marche!, sostenendo che Macron non sarà mai libero di prendere decisioni, visto che è sostenuto da lobby, ricchi imprenditori e da alcuni poteri forti della società. Macron ha difeso la trasparenza e la perfetta legalità delle donazioni (di singoli individui e in media sui 50 euro), dicendo che agirà in assoluta indipendenza.
Insomma, Macron aveva tutto da perdere e infatti chi ha visto le tre ore e mezza di dibattito sarà uscito meno convinto sulla sua “presidenzialità”. Un personaggio che sembra sincero e preparato, ma non abbastanza navigato come Fillon e non combattivo come Le Pen o Mélenchon. L’attuale favorito per la vittoria finale aveva tutto da perdere e specie nella prima parte del confronto ha dato l’impressione di non essere a suo agio. Con il passare delle dichiarazioni e l’accendersi del dibattito ha tuttavia saputo difendersi, puntando su un atteggiamento improntato alla moderazione, facendo trapelare trasparenza e onestà. Macron ha tentato di puntare sul suo punto di forza: il fatto che rappresenta il viso nuovo del panorama politico, ma in alcune occasioni è apparso un po’ troppo esitante e intimidito.
Per i sondaggi Macron ha vinto il dibattito tv
Ciononostante, l’unico candidato che viene percepito come figura esterna alle élite politiche è stato il più convincente ieri sera secondo le prime rilevazioni. Per lo meno così dice il sondaggio realizzato dall’istituto Elabe, secondo il quale Macron ha convinto il 29% dei telespettatori intervistati, seguito, al 20%, dal leader della sinistra alternativa, Jean-Luc Mélenchon. Marine Le Pen, candidata del Front National, e quello del centro destra, Francois Fillon, sono entrambi al terzo posto, al 19%. Mentre il socialista Benoit Hamon chiude la classifica con l’11%. Il sondaggio è stato realizzato su un campione di 1157 elettori facenti parti di tutto lo spettro politico.
I mercati (segui live blog e altri aggiornamenti) sembrano apprezzare con lo Spread tra Oat francesi e Bund tedeschi che si restringe mentre le Borse fanno segnare un moderato progresso in avvio di seduta. L’euro si rafforza contro le 10 principali divise rivali. La leader del Front National Marine Le Pen, anche lei attaccata da tutti i fronti, dal momento che rappresenta negli occhi di tutti la candidata più polarizzante, si è saputa difendere in modo coriaceo, puntando appena possibile sui suoi temi di battaglia, immigrazione e sicurezza, ma ha fatto un paio di scivoloni tra cui uno clamoroso sull’euro e la Gran Bretagna clamoroso (vedi video sotto).
Da parte sua Fillon, travolto dallo scandalo sui presunti impieghi fittizi di moglie e figli in Parlamento, per il quale è indagato formalmente per malversazione di fondi pubblici, ha preferito mantenere un profilo basso, uscendo dall’ombra al primo momento propizio, come quando ha fatto notare a Le Pen che le sue misure per aumentare il potere d’acquisto verrebbero vanificate con l’uscita dall’euro, che creerebbe caos, povertà e inflazione. Il leader del Partito Repubblicano ha puntato molto sulle sue misure per migliorare la burocrazia e alleggerire il peso fiscale.
Il vero show man della serata, com’era prevedibile, è stato però Jean-Luc Mélenchon, che ha voluto puntare anche sull’ironia e i cui i sondaggi attestano più del 10% dei consensi, non una percentuale sufficiente a poter ambire al passaggio del turno. Mentre la proposta ‘faro’ dell’altro candidato di sinistra, Hamon, è quella del reddito universale, il carismatico leader dell’estrema sinistra ha come cavallo di battaglia il passaggio a una Sesta Repubblica meno autoritaria e più partecipativa.
Se sul fronte economia e mercato del lavoro non ci sono state grandi sorprese, i dibattiti si sono fatti accesi su immigrazione e laicità. Sulla calda questione della minaccia terrorista, tutti i candidati, tranne Mélenchon, hanno sottolineato la loro volontà di aumentare il budget per la difesa entro il 2025. Alla conclusione del confronto, ogni candidato è stato chiamato a descrivere con poche parole la linea della propria presidenza: “Alternanza”, ha detto Fillon, “voto utile” per Hamon, “indipendenza” per Le Pen, “potere del popolo” secondo Mélenchon e invece “rinnovamento” per Macron.