Parigi – Addio belle promesse. Questa volta non è Palazzo Chigi l’arena delle illusioni, ma l’Eliseo. Il governo francese sta preparando una riforma del sistema bancario più morbida di quanto non avesse prospettato in campagna elettorale il presidente, Francois Hollande. Secondo le bozze di un documento che verrà presentato oggi, il governo ha deciso: terrà conto delle preoccupazioni espresse da alcuni istituti transalpini.
Per gli analisti del settore è il segno che Bnp Paribas e SocGen hanno vinto il braccio di ferro. “Le banche francesi avrebbero espresso il loro risentimento di fronte a una riforma eccessivamente penalizzante. E il governo avrebbe deciso di fare marcia indietro”, denuncia Jerome Cazes, alla guida del team del credito di Coface, divisione del gruppo Natixis.
“Quella che doveva essere una riforma chiamata a riscrivere le regole nel settore bancario adesso è diventata una sorta di brutta copia di sè stessa: lascia la rischiosità delle attività finanziarie intatta”, prosegue l’esperto nella sua analisi, sottolineando come tutto questo sia molto peggio di una marcia indietro.
“Dobbiamo proteggere gli interessi di Parigi come hub finanziario – si è limitato a dire il ministro dell’Economia, Pierre Moscovici a Le Parisien – Ci siamo spinti il più lontano possibile”. Nella riforma si prevede la separazione, entro il 2015, delle attività speculative di proprietary trading, mentre per il market making, gli hedge e il private equity si costituirà una rete di controllo e di sorveglianza.
In pratica, la riforma ricalca in modo ravvicinato le raccomandazioni della commissione di esperti Ue, guidata dal Governatore della Banca di Finlandia, Erkki Liikanen, secondo la quale occorre separare le attività più rischiose nei gruppi bancari da quelle dell’attività commerciale legata ai depositi.