Il governo italiano sta considerando l‘introduzione di un tetto unico per i fringe benefit, fissato fino a 2.000 euro, per tutti i lavoratori. È quanto riferisce l’agenzia Ansa, riportando fonti parlamentari in base alle quali che l’esecutivo starebbe lavorando a una rimodulazione della soglia di esenzione dei fringe in vista della prossima Legge di bilancio.
Obiettivi della manovra
La proposta, parte della manovra finanziaria del 2025, mira a semplificare e uniformare il sistema attuale, che prevede soglie diverse a seconda della situazione familiare del dipendente. Attualmente, i lavoratori con figli a carico possono beneficiare di un’esenzione fino a 2.000 euro, mentre per gli altri la soglia è di 1.000 euro. Questo significa che i dipendenti possono ricevere fringe benefit fino a queste soglie senza dover pagare tasse.
L’ultima legge di bilancio aveva già apportato modifiche significative, aumentando la soglia di esenzione per i lavoratori con figli e introducendo la possibilità di utilizzare i fringe benefit per spese abitative, come utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale e le spese per il contratto di locazione della prima casa o per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa.
Con il nuovo tetto unico, si prevede di estendere questi vantaggi a tutti i dipendenti, indipendentemente dalla loro situazione familiare. La discussione su questo tema è ancora in corso e potrebbe subire modifiche prima della definitiva approvazione nella manovra del 2025
Fringe benefit, solo il 28% delle aziende ne fa ricorso
A proposito di fringe benefit, una recente indagine di The European House-Ambrosetti, condotta su un campione di 273 aziende, ha evidenziato come nel 2023 solo il 28% degli intervistati abbia offerto ai propri lavoratori fringe benefit per un controvalore fino alla soglia di esenzione massima di 3.000 euro.
Il 40% ha dichiarato di non avervi fatto ricorso per il timore di creare disparità e malcontento, a causa dall’eccessiva differenza di trattamento tra lavoratori con e senza figli.
Allo stesso, il 96% delle aziende i fringe benefit sono ritenuti un acceleratore di benessere e inclusione per i dipendenti che, per 4 intervistati su 5, devono poter usufruire di soglie di esenzione uguali per tutti, condizione quest’ultima che ne agevolerebbe un maggiore ricorso.
Cosa sono fringe benefit e chi può usufruirne
In Italia, i fringe benefit sono definiti come “compensi in natura” e sono regolati dall’articolo 2099 del Codice Civile. Possono includere vari tipi di beni e servizi che non vengono erogati in denaro. Questi ultimi non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente, a condizione che il loro valore non superi una certa soglia di esenzione, stabilita appunto dalla normativa fiscale.
Sebbene non siano obbligatori, i datori di lavoro possono decidere di offrirli a tutti i dipendenti o solo a specifiche categorie, come manager e quadri.
In Italia, i fringe benefit più comuni includono una varietà di beni e servizi offerti dai datori di lavoro ai dipendenti come parte della loro retribuzione non monetaria. Tra i principali, l’auto aziendale, buoni pasto, polizze assicurative, buoni acquisto: Vouchers per shopping, servizi di trasporto, formazione e corsi di aggiornamento: Investire nella crescita professionale dei dipendenti è un modo per aumentare la loro soddisfazione e competenza, attrezzature e beni materiali (computer, telefoni e altri strumenti necessari per il lavoro).