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(WSI) – Ci lasciavano fare fino a quando facevamo soldi. E´ questa, in sostanza, la tesi difensiva di Jérome Kerviel, il trader che ha aperto
un buco da 5 miliardi nei conti della Société Générale. Ecco alcuni estratti del suo interrogatorio, pubblicati dal sito Mediapart.fr e da Le Monde.
I controlli. «Non posso credere che i miei dirigenti non avessero coscienza dei montanti che impegnavo, è impossibile generare tali profitti con piccole posizioni. Fino a che guadagniamo e che non si vede troppo, nessuno dice niente. Giorno dopo giorno, con un´attività normale ed esposizioni normali, un trader non può generare tanto cash». Parole che accusano tutta la struttura dei controlli e la filosofia che li sottintende. Kerviel ha infatti detto di aver fatto guadagnare soldi alla banca. Una prima volta, nel 2005, ha realizzato 500 mila euro di utile speculando sui titoli della Allianz: gli è stato detto di stare attento («hai avuto fortuna») e di non riprovarci. Lui ha fatto di testa sua: nel 2007 è riuscito a far profitti per 1,4 miliardi, ma trattandosi di operazioni non autorizzate dai suoi superiori le ha nascoste, lasciando apparire solo un utile di 55 milioni, che gli ha fruttato un premio (ormai virtuale) di 300 mila euro: «Per quel che mi riguarda, questa valorizzazione a 1,4 miliardi è certo importante, ma arrivata troppo rapidamente – da 500 milioni a fine ottobre 2007 a 1,6 miliardi a fine novembre – perché potessi dichiararla senza avere noie. E´ vero, lo ammetto, che è sproporzionato con il risultato dichiarato, lui stesso sproporzionato». E ha utilizzato una formula curiosa per definire i rapporti fra trader e controllori: «Né visto, né preso. Ma se vieni pizzicato, t´impiccano».
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I fatti. «Al 31 dicembre 2007 il mio “materasso” ammontava a 1,4 miliardi, ancora non dichiarati alla banca. A questo punto sono travolto dagli avvenimenti e non so come presentare le cose alla banca. Nessuno ha mai realizzato questa cifra, che rappresenta il 50% del risultato del ramo “azioni indici” della Société Générale.
Non so come gestirlo, sono contento, fiero di me, ma non so come giustificarlo. Dunque, ho deciso di non dichiararlo e, per occultare questa somma, ho realizzato un´operazione fittizia di segno contrario». Per far apparire appena 55 milioni Kerviel falsifica un mail. Poi punta sul rialzo dei mercati. Venerdì 18 gennaio, il giorno in cui vengono scoperte le sue manovre, è in positivo al mattino, in negativo la sera: «Mi dico che vedrò il da farsi il lunedì successivo, ma non potevo sapere che non sarei più stato un dipendente della Générale».
Perché? «Le motivazioni sono diverse, ma prima di tutto ho avuto in testa di far guadagnare soldi alla mia banca. In ogni caso, non volevo arricchirmi personalmente. Le tecniche che ho utilizzato non sono per niente sofisticate, al contrario di quel che dice la stampa specializzata, e credo che qualsiasi controllo effettuato correttamente possa scoprire queste operazioni». E poi c´è il suo desiderio di rivalsa: meno bardato di diplomi di molti suoi colleghi, quindi guardato un po´ dall´alto in basso, voleva dimostrare il proprio valore facendosi valere sui mercati.
I superiori. «Più l´équipe genera cash, più il manager è finanziariamente interessato». E i dirigenti sospettavano, dice Kerviel, perché hanno mandato molte mail ai suoi collaboratori per chiedere spiegazioni. E poi dovevano stare attenti a un particolare: «Il semplice fatto che abbia preso solo 4 giorni di ferie avrebbe dovuto allertare la mia direzione. E´ una regola primaria del controllo interno. Un trader che non va in vacanza è un trader che non vuol lasciare il suo “book” a un altro». Quando gli inquirenti gli chiedono se non temeva di essere scoperto e punito, Kerviel risponde papale papale: «La sanzione non potevo valutarla. La banca ha come obiettivo principale di guadagnare soldi. Come giustificare una sanzione contro un trader che genera un risultato positivo di 1,4 miliardi di euro?».
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