(9Colonne) – Roma, 28 mar – Il Financial Times va all’attacco dei patti di sindacato italiani, giudicati dannosi per la “prosperità” dell’economia. Il quotidiano della City elegge a paladini della lotta contro i patti Alessandro Profumo di Unicredit e Matteo Arpe di Capitalia, “amministratori di due grandi banche, entrambi esempi di una nuova Italia che combatte per la trasparenza e vuole cercare azionisti fuori, in particolare investitori internazionali”. Il giornale spiega però che “entrambi devono operare in un contesto caratterizzato da una rete intricata di incroci azionari e assetti di potere finanziario, che possono discriminare gli azionisti di minoranza e scoraggiare gli interessi degli investitori stranieri”. Il Financial Times si diffonde quindi nella ricostruzione delle vicende di Capitalia, che hanno visto lo scontro frontale tra Matteo Arpe, “che vuole aprire agli stranieri”, e il presidente Cesare Geronzi, “che vuole invece tutelare gli interessi di un gruppo di azionisti di maggioranza italiani”. FT interpella anche alcuni esperti. Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, reclama anche in Italia l’introduzione del “modello anglosassone”, fatto di regole capaci di contrastare i patti di sindacato, e critica la mentalità degli investitori italiani, interessati al “potere” piuttosto che a far fruttare i capitali. Davide Serra, manager di Algebris Investiments in Gran Bretagna, definisce gli accordi di sindacato come “intrinsecamente contro gli azionisti”. Infine, Umberto Mosetti, docente all’università di Siena, non lesina critiche ma spiega anche che “in un modo o nell’altro, tutti i Paesi dell’Europa continentale hanno meccanismi per salvaguardare gli azionisti di maggioranza”.