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Ftse Mib in rosso, resistenza chiave da superare

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MILANO (WSI) – Chiusura in flessione per Piazza Affari, con il Ftse Mib che cede lo 0,72% a 19.814 punti. Dal fronte economico, focus sul Pmi dell’Eurozona, in fase di miglioramento. L’occupazione rimane però un forte punto interrogativo, insieme a quello della disparità persistente dell’attività tra area core e periferica.

I numeri dell’indice manifatturiero fanno pensare a una ripresa dell’attività generale, ma quelli relativi alla Francia, in particolare, non devono creare facili illusioni, avvertono gli osservatori. I dati stilati da Markit hanno mostrato una cifra pari a 53,2 in gennaio, in rialzo dai 52,1 punti di dicembre e al record degli ultimi 31 mesi. L’area dei 50 punti funge da demarcazione tra espansione e contrazione dell’attività.

Non sorprende che a trascinare il blocco a 18 sia stata ancora una volta la locomotiva tedesca. La prima economia dell’area ha riportato l’espansione dell’attività più accentuata da giugno 2011, prima che la crisi del debito sovrano degenerasse. È inoltre particolarmente incoraggiante notare che la crescita sia stata alimentata da una ripresa dei nuovi ordini, il che suggerische che il buon andamento dovrebbe continuare anche nei mesi a venire.

Tra i singoli titoli, a pesare ci sono soprattutto i titoli del lusso che scontano ancora il rally di fine anno e che risentono delle preoccupazioni in arrivo dal mercato cinese. Giù anche i bancari, con lo spread tra BTp e Bund salito a 215 punti base. Brilla invece Fiat che chiude la seduta in rialzo del 2,63% in attesa dei dati di bilancio che saranno approvati il 29 gennaio e che dovrebbero mostrare un netto miglioramento per l’ultimo trimestre del 2013. Gli acquisti hanno premiato anche Tenaris (+1,8%) grazie ai giudizi positivi degli analisti e Unipolsai (+0,98%) sempre spinta dalla probabile cessione ad Allianz del portafoglio titoli.

Vincenzo Longo, market strategist di IG, spiega che per il Ftse Mib, l’analisi tecnica suggerisce che un ostacolo molto forte è rappresentato dalla resistenza a 20.150 punti. A suo parere, “i volumi potrebbero rimanere sotto la media di periodo almeno sino alla prossima settimana quando avremo il meeting della Federal Reserve”.

Di fatto, “il mercato sta ragionando seriamente all’ipotesi di un ulteriore giro di vite al tapering. Tre sarebbero i motivi a sostegno di questa ipotesi. In primis, i recenti dati macro Usa, sebbene non siano stati eccezionali, non cambiano le prospettive di crescita del paese. In secondo luogo, i governatori della Fed hanno sottolineato nelle scorse settimane la necessità di continuare a ridurre gli acquisti mensili di asset. Infine, Bernanke potrebbe alleggerire le pressioni sulla Yellen nel suo primo meeting di politica monetaria (a marzo) che la porrà di fronte a un board molto più aggressivo (hawkish)”.

La prospettiva di un rallentamento della Cina continua a preoccupare gli operatori di tutto il mondo. Reso noto l’indice relativo al Pmi manifatturiero del paese, calcolato da HSBC, che ha messo in evidenza a sorpresa una fase di contrazione, attestandosi a quota 49,6 punti (al di sotto dei 50 punti che indicano la linea di demarcazione tra espansione – valori al di sopra – e contrazione – valori al di sotto), al minimo dal luglio del 2013. Tra le componenti, forte accelerazione al ribasso per i nuovi ordini alle esportazioni e per l’occupazione.

“La crescita in Cina non aumenterà, dal momento che il governo si sta concentrando sull’esigenza di ribilanciare l’economia, riducendo la dipendenza dal credito – ha commentato in una intervista a Bloomberg Manpreet Gill, senior investment strategist presso Standard Chartered Bank – E’ vero che l’azionario cinese appare a sconto, ma mancano elementi di catalizzazione. Le riforme saranno una sfida chiave per i mercati, nel corso del 2014”.

Azionario asiatico in calo, indice di riferimento MSCI Asia Pacific in calo -1,1%, con tutti i 10 principali settori in calo.

Tokyo -0,79%, Hong Kong -1,50%, indice australiano ASX 200 -1,07%, Shanghai -0,47%, Kospi -1,16%.

Sul valutario, euro +0,63% a $1,3632; dollaro/yen -0,38% a JPY 104,11; euro/franco svizzero -0,25% a CHF 1,2314. Euro/yen +0,25% a JPY 141,90.

Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio +0,07% a $96,80, il prezzo dell’oro +0,60% a quota $1.246 l’oncia.