È l’ incertezza politica, più che la fine del bazooka fiscale (Quantitative Easing) della Bce, ad alimentare la fuga attuale degli investitori dai Btp. In un lungo articolo, il Financial Times accende i riflettori sulla recente ondata di vendite sui buoni del Tesoro italiani che hanno portato i rendimenti a 10 anni da 1,74 al 2,36%.
Una spiegazione potrebbe essere ricondotta al fenomeno al recente aumento dei tassi di interesse mondiali, dopo l’elezione di Trump. Si legge nell’articolo:
“Le condizioni economiche stanno migliorando in tutta Europa, compresa l’Italia, e segni di inflazione potrebbero indurre a modifiche nelle politiche monetarie. La Banca centrale europea, nel mese di aprile, taglierà la quantità di titoli che compra ogni mese a € 60 miliardi da € 80 miliardi e molti investitori prevedono ulteriori riduzioni al più presto”.
Nel frattempo:
“lo spread tra Btp e Bund ha toccato i massimi in tre anni questa settimana a 2,02 punti percentuali. Il debito tedesco – si ricorda nell’articolo – è considerato il più sicuro in Europa, mentre permangono preoccupazioni circa la sostenibilità del debito in Italia”.
Finora è stata “la Bce a mettere da parte la questione dello spread”, ha commentato John Wraith, strategist di UBS.
Altri analisti sostengono rendimenti più elevati non sono state causate dalla prospettiva di meno stimoli monetari. Erjon Satko, strategist for Bank of America Merril Lynch, pensa che alla base di recenti movimenti nel mercato obbligazionario italiano ci sia “la politica interna” ed in particolare “le incertezze sulla capacità del paese, nelle prossime elezioni, di creare un governo in grado di prendere decisioni e dunque di non paralizzare il paese”.
Opinione condivisa da Andrew Bosomworth di Pimco, che si dice “più preoccupato delle elezioni italiane che di quelle francesi“. A preoccupare è la rimonta dei partiti euroscettici come il Movimento 5 Stelle, ma anche Lega Nord e Fratelli d’Italia.