MILANO (WSI) – Borsa Milano molto positiva, con il Ftse Mib che si è posizionato in chiusura sopra quota 17.100 punti. Tuttavia è presto per illudersi: non è altro che un rimbalzo tecnico, secondo i trader di Piazza Affari interpellati da Reuters.
Tra i bancari, a parte la debolezza di Banco Popolare, tra i titoli peggiori insieme a Saipem, bene BPM +2,15%, Bper +2,27%, mentre MPS è sotto tono con un rialzo inferiore al mezzo punto percentuale.  Unicredit, Ubi Banca e Intesa SanPaolo oltre +2%.
Il listino è sorretto più dai rialzi dei titoli industriali: bene Cnh Industrial, che avanza oltre +4%, FCA oltre +3%, come Prysmian. Telecom Italia e Mediaset fanno un gran bel balzo.
In crescita anche gli altri listini azionari europei, con Londra che assiste al balzo di Lloyds, fino a +10% circa, dopo che il colosso finanziario salvato dallo stato ha annunciato un dividendo speciale. Forte rialzo anche per il titolo RSA Insurance Group, fino a +12%, dopo aver comunicato un balzo degli utili operativi +43%.
Banche europee e italiane ben comprate. Così commenta la seduta Patrick Spencer, vice presidente della divisione azionario presso Robert W. Baird & Co, intervistato da Bloomberg:
“I numeri di Lloyds sono stati positivi e in ogni caso il sell off sulle banche è stato eccessivo. Gli investitori non si aspettavano nessun fuoco d’artificio nella stagione degli utili e i risultati non sono disastrosi. Le banche europee non sono in forma come nel caso di quelle Usa, ma non siamo in recessione e le valutazioni sono ragionevoli”.
Sul mercato dei titoli di stato, spread Italia-Germania in calo attorno a quota 137 punti base, con i tassi sui BTP decennali che scendono all’1,51%, a fronte della volatilità estrema dei rendimenti decennali dei Bund, che prima volano +8% e poi cedono oltre -1%, tornando allo 0,14%.
Tonfo per Shanghai, sulla scia del balzo dei tassi sul mercato monetario, che ha alimentato timori sulla presenza di liquidità . Così come ha commentato in un’intervista rilasciata a Cnbc Michael Every, responsabile della divisione di ricerca dei mercati finanziari nell’Asia Pacifico presso Rabobank:
“La liquidità si sta contraendo di nuovo sul mercato, e il tono negativo globale scatena prese di profitto sulle small cap”.
Sulla Cina, le preoccupazioni si sono intensificate anche riguardo alla possibilità che la banca centrale People’s Bank of China decida di rafforzare lo yuan.
Il ChiNext, il Nasdaq della Cina per la presenza di diversi titoli del settore hi-tech e la Borsa Shenzhen Composite sono scivolati -7% circa. Shanghai in perdita oltre -6%.
A Tokyo, Sharp sotto osservazione con un tonfo superiore a -20%, dopo che Reuters e il quotidiano giapponese Nikkei hanno riportato che il colosso produttore di elettronica ha deciso di accettare un’offerta di acquisto del valore di 659 miliardi di yen (l’equivalente di $5,9 miliardi) lanciata dalla taiwanese Foxconn. Positiva la performance della Borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei in solido rialzo nonostante il balzo dello yen nei confronti del dollaro, che ovviamente non beneficia le società esportatrici.
Hong Kong -1,58%, Shanghai crolla nel finale con -6,40%, +0,32% Seoul.
Le quotazioni del petrolio scambiato al Nymex Usa scivolano di nuovo sotto $32 al barile, mentre il Brent buca quota $34. Proseguono gli acquisti sull’oro, che si attesta sopra $1.235 l’oncia.
Sui mercati valutari, pausa di smobilizzi contro la sterlina, che nella giornata di ieri, scontando i timori di uno scenario Brexit è scesa anche sotto la soglia di $1,39, tra l’altro per la prima volta dal marzo del 2009. Da un sondaggio di Bloomberg emerge che 29 tra 34 economisti intervistati prevedono un calo della sterlina fino a $1,35 o anche al di sotto in caso di Brexit: livelli che non si vedono dal 1985.
Nei confronti dell’euro, la moneta ha testato oggi quota 0,7921, scivolando al minimo dal dicembre del 2014. Riguardo alle altre valute, l’euro – che durante la giornata di ieri ha bucato $1,10 – riagguanta e supera la soglia, in lieve rialzo. Dollaro/yen in rialzo attorno a JPY 112,75.
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