NEW YORK (WSI) – Chiusura a due velocità per la Borsa americana, che prova a mettere da parte la nuova ondata di vendite che si è abbattuta sui mercati cinesi e le rinnovate pressioni sui prezzi del petrolio. Non ci riesce l’indice Nasdaq con un calo dello 0,12% a 4.638 punti. Resistono invece il Dow Jones, in salita dello 0,32% a un soffio dai 17 mila punti (16.999 punti) e lo S&P 500 in aumento dello 0,10% a 1.924 punti.
L’indice di Shanghai, che la scorsa settimana ha lasciato sul campo il 10% nella peggiore performance spalmata su cinque sedute dal 21 agosto, ha chiuso in ribasso del 5,3%. Gli ultimi cali della materia prima, che oggi perde anche il -2%, non sono evidentemente giudicati sufficienti dal mercato: i trader scommettono che il greggio si indebolirà ancora.
Gli investitori da qualche tempo temono che anche se l’economia statunitense sta andando bene, i profitti aziendali sono entrati in una fase di recessione. Gli operatori ne sapranno di più la prossima settimana, quando prende il via la stagione degli utili societari.
A livello settoriale, i soliti sospetti che sono destinati a registrare due trimestri consecutivi di profitti in calo sono il comparto energetico e dei materiali di base. Per conoscere la gravità della situazione delle imprese della prima economia al mondo, molto dipenderà da come si comporteranno le società di vendite al dettaglio. Sono insolitamente numerosi i gruppi dedicati ai consumi che ultimamente hanno lanciato profit warning sugli utili.
Questo mentre l’economia procede sostanzialmente senza scossoni, come ha fatto rilevare anche il governatore della Federal Reserve di Atlanta, Dennis Lockhart, sottolinendo che “non c’è nulla di fondamentalmente sbagliato” nella congiuntura statunitense.
Sul valutario, l’euro perde lo 0,29% a 1,0890 dollari. Il biglietto verde si rafforza anche nei confronti della divisa giapponese, forte di un +0,5% a 117,85 yen.
Ancora una giornata pesante il petrolio. Il contratto Wti a febbraio del petrolio ha chiuso la seduta odierna a New York in forte calo cedendo 1,75 dollari, -5,28%, a quota 31,41 dollari al barile. Il greggio nel corso della seduta era anche andato al di sotto dei 31 dollari al barile, ai minimi da dicembre 2003. A pesare sul contratto continua a essere la situazione dei mercati cinesi che dopo un inizio dell’anno in rosso continuano a non riuscire a recuperare quota.
Morgan Stanley ha ricordato che una ulteriore svalutazione dello yuan potrebbe portare il greggio ancora più in basso, ampliando il -15% che ha messo a segno in un anno. Inoltre scrive Cnbc una ulteriore crollo del mercato azionario del Paese asiatico potrebbe portare il petrolio a 20 dollari al barile. Il contratto ha iniziato a perdere quota dal 2014 e dall’inizio del 2016 ha gia’ lasciato sul terreno il 10%.