“La crescita globale rimane bassa e i rischi rimangono orientati al ribasso. Soprattutto, le tensioni commerciali e geopolitiche si sono intensificate: continueremo ad affrontare questi rischi e siamo pronti ad agire con nuove misure”.
E’ quanto si legge nel comunicato finale del G20 finanziario di Fukuoka in Giappone, nel quale i ministri delle finanze e i banchieri centrali del G20, pur riconoscendo i danni causati dalle recenti misure protezionistiche, sembrano aver ceduto alle pressioni di Washington, rinunciando così a impegnare gli Stati Uniti per una pace nella guerra commerciale che sta destabilizzando l’economia mondiale.
Secondo gli analisti, gli sherpa dell’amministrazione Trump hanno voluto fosse eliminato nel comunicato finale del vertice, ogni riferimento agli Stati Uniti. È stato inoltre censurato il riferimento “al riconoscimento della necessità di risolvere le tensioni nel commercio”, pur affermando che esse si sono “intensificate”. Questo perché l’amministrazione Trump, osservano gli esperti vogliono evitare di assumersi formalmente responsabilità in grado di contraddire le iniziative in corso contro Pechino.
In realtà, ha chiarito ancora il numero uno dell’Fmi, Christine Lagarde, la guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina potrebbe “danneggiare” le opportunità di ripresa. “Ci siamo riuniti in un momento di stabilizzazione dell’economia – ha aggiunto Lagarde – ma la rotta è precaria”.
Una convergenza, pur vaga, sembra invece essere stata trovata sulla opportunità di tassare i giganti del web, come Amazon, Google e Facebook. Il G20 si impegna a “raddoppiare” entro la fine del prossimo anno gli impegni per arrivare alla meta. L’idea, secondo le indiscrezioni circolate ieri, è di tassare Facebook, Google e altre multinazionali digitali non più sulla presenza fisica, dove si trovano i loro uffici, ma in base a dove registrano le loro entrate.