Economia

G7 approva la tassa minima globale sulle multinazionali

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Dopo l’accordo raggiunto il 1° luglio tra 130 Paesi in sede Ocse, il G7 di Venezia sotto la presidenza italiana e ancora in corso, ha dato via libera alle tassa minima globale sulle multinazionali.

A giugno, i ministri delle Finanze del G7, riuniti a Londra, avevano raggiunto un accordo “sul principio di una aliquota globale minima del 15% per la tassazione delle grandi imprese, applicata Paese per Paese”.

L’obiettivo era quello di mettere la parola fine alla corsa al ribasso fra gli stati sul fronte dell’imposizione fiscale. La global minimum tax di «almeno» il 15% sui redditi delle multinazionali (ma si discute anche sulla possibilità di fissare un’aliquota più alta) e la ridistribuzione tra Paesi del prelievo dovrebbero fermare la corsa a paradisi fiscali, verso cioè “il Paese dove si pagano meno tasse” come ha sostenuto il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni.

Tassa minima sulle multinazionali: cosa prevede

Due i pilastri su cui si basa la global minimum tax. Da una parte i soggetti a cui si applica, ossia multinazionali con ricavi globali sopra i 20 miliardi di euro e redditività (rapporto utili ante tassazione-ricavi) oltre il 10%. Tra il 20 e il 30% dei profitti in eccesso rispetto a questa soglia verranno riattribuiti ai Paesi dove la multinazionale ha utenti e consumatori e potranno qui essere tassati.

Dall’altra parte, la misura dell’imposta minima globale è del 15% sulle multinazionali con ricavi superiori a 750 milioni di euro. Se uno Stato in cui opera la divisione di una multinazionale ha una tassazione effettiva sotto al 15%, lo Stato dove il gruppo fa base può intervenire e tassarne i profitti fino a raggiungere la soglia del 15%. Il gettito atteso è di 150 miliardi di dollari all’anno.

La tassa non entra subito in vigore visto che occorrerà ancora qualche mese per mettere a punto gli aspetti tecnici e convincere i paesi che sono contrari come Irlanda, Estonia e Ungheria. L’appuntamento è per ottobre.