Ha preso il via a Hiroshima il G7 2023, fortemente incentrato sull’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e sul tema del nucleare. Al vertice parteciperà anche il premier ucraino Zelensky, per chiedere ulteriore supporto a Kiev. Intanto le tensioni geopolitiche crescono in tutto il mondo e proprio il Giappone, dopo quasi 80 anni, si appresta ad una svolta significativa nella propria strategia di difesa. Uno scenario che incide anche sulle possibili scelte di investimento. Ecco tutti i dettagli.
Cos’è il G7?
Il G7 è un forum intergovernativo di dialogo informale che riunisce sette Paesi altamente industrializzati e ispirati da principi e valori comuni: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, cui si aggiunge l’Unione Europea.
Il vertice svolge un ruolo importante nel definire risposte globali a sfide globali, integrando il coordinamento economico globale di cui si occupa il G20. I leader si incontrano in formato G7 dal 2014, a seguito della violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina da parte della Federazione russa.
La preparazione del meeting viene affidata di volta in volta ad un Paese: l’ultimo si è tenuto in Baviera, Germania, nel giugno 2022. La Presidenza di turno si assume il compito di organizzare e ospitare le riunioni preparatorie nonché le varie riunioni a livello Ministeriale.
Qual è il compito del G7?
Nato come foro di dialogo e coordinamento in materia economica e finanziaria, il G7 ha esteso la sua attività fino a ricomprendere diversi altri settori dell’attività internazionale come l’aiuto allo sviluppo e il contributo alla pace e alla sicurezza globali.
Va ricordato che i Paesi del G7 versano annualmente oltre il 70% dell’aiuto pubblico allo sviluppo mondiale, per una cifra superiore ai 100 miliardi di dollari (dati OCSE 2020). Negli ultimi anni, l’attenzione del G7 si è focalizzata su temi come l’energia sostenibile, la lotta al cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, la salute, l’eguaglianza di genere.
I temi del vertice di Hiroshima
Il vertice del G7, ospitato quest’anno dalla presidenza giapponese, si tiene a Hiroshima. I principali temi che verranno affrontati durante le otto sessioni di lavoro sono i seguenti:
- aggressione russa nei confronti dell’Ucraina
- dialogo con i partner internazionali
- disarmo nucleare e non proliferazione
- resilienza economica e sicurezza
- clima, energia e ambiente
- alimentazione, salute e sviluppo
La presidenza giapponese ha inoltre invitato i leader di Australia, Brasile, Comore, India, Indonesia, Isole Cook, Repubblica di Corea e Vietnam a partecipare a varie sessioni di lavoro durante il vertice.
L’obiettivo primario dell’incontro di quest’anno è ribadire la ferma determinazione del G7 a respingere categoricamente le aggressioni militari, qualsiasi minaccia o utilizzo di armi nucleari, nonché i tentativi di rovesciare l’ordine internazionale.
La partecipazione del leader ucraino Zelensky al G7
Data la centralità del tema legato all’invasione russa in Ucraina, i riflettori saranno puntati su Volodymyr Zelensky, che interverrà di persona al vertice. In precedenza, si prevedeva che il presidente ucraino potesse partecipare solamente in una sessione in videoconferenza, in programma domenica.
Intanto, la cronaca della guerra fa registrare nuovi attacchi russi a Kiev e altre città dell’Ucraina prima dell’alba da parte delle forze russe, anche se l’esercito ucraino sostiene di aver intercettato tutti i droni esplosivi indirizzati sulla capitale.
“Sempre più leader internazionali si stanno rendendo conto che senza il ritorno della Crimea all’Ucraina non ci sarà alcun ritorno alla pace“, ha affermato Zelensky, sottolineando ancora una volta che l’obiettivo di Kiev resta il ripristino dei confini del 1991.
La speranza è che dal G7 in corso possa emergere la proposta di un vertice internazionale di pace sull’Ucraina.
Il tema del nucleare
Come detto, una delle questioni principali del vertice di quest’anno riguarda il disarmo nucleare e non proliferazione. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha invitato i leader del G7 a sfruttare l’occasione per dichiarare che non useranno armi nucleari “in nessuna circostanza”.
Il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, vorrebbe ottenere quantomeno un impegno verso una maggiore trasparenza sulle scorte e la riduzione degli arsenali. Uno scenario poco probabile, tuttavia, alla luce delle crescenti tensioni incentrate su Russia, Corea del Nord e Cina, tutte potenze nucleari.
Vladimir Putin ha rifiutato di escludere pubblicamente l’uso di armi nucleari tattiche in Ucraina, mentre la Corea del Nord continua a sviluppare missili più sofisticati teoricamente in grado di consegnare testate nucleari al continente americano.
La svolta strategica del Giappone
Proprio il Giappone, peraltro, sta apportando le modifiche più significative alla propria strategia di sicurezza dalla fine della Seconda guerra mondiale. Alla fine dell’anno scorso, il governo ha approvato tre documenti politici (National Security Strategy, o NSS, National Defense Strategy e Defense Buildup Program) che propongono una significativa espansione delle capacità militari del Giappone e un notevole aumento della spesa militare nell’arco di cinque anni.
Un netto cambio di rotta rispetto alla cosiddetta “senshu boei”, la politica esclusivamente orientata alla difesa che il Giappone ha seguito dal 1946.
Il governo Kishida aumenterà la spesa annuale per la difesa al 2% del PIL entro il 2027, rispetto ad una quota inferiore pari o inferiore all’1% tra il 1960 e il 2020. Tuttavia, l’allontanamento dalla precedente politica emerge in misura maggiore dalla decisione di acquisire e dispiegare nuove capacità di contrattacco, che aumenterebbero notevolmente la sua capacità di colpire le forze nemiche ben oltre i confini del Giappone, consentendo inoltre di partecipare molto più attivamente all’autodifesa collettiva con gli Stati Uniti, considerato un alleato anche per il futuro.
Il contesto geopolitico asiatico
Questa inversione di tendenza è figlia dello scenario geopolitico che vede un rapido rafforzamento militare della Cina, con intrusioni sempre più frequenti nelle acque contigue e nello spazio aereo limitrofo. A questo si aggiungono le crescenti tensioni tra Pechino e Taipei, che potenzialmente minacciano gli interessi di sicurezza di Tokyo, e gli sviluppi nucleari e missilistici della Corea del Nord.
Il nuovo NSS caratterizza la Cina come “la più grande sfida strategica per garantire la pace e la sicurezza del Giappone e la pace e la stabilità della comunità internazionale”, una dichiarazione tutt’altro che apprezzata da Pechino.
Il tutto, senza dimenticare il conflitto tra Russia e Ucraina. Il Giappone è stato tra i primi a condannare Mosca e deve assistere a esercitazioni militari congiunte tra Russia e Cina nei territori confinanti.
Titoli della Difesa sotto osservazione
Lo scenario di tensioni geopolitiche continua a sostenere i titoli del settore Difesa e Aerospazio: basti osservare le performance dallo scoppio della guerra in Ucraina di società come Leonardo (+76%) e Bae Systems (+64%), ma anche Lockheed Martin (+17%), il principale fornitore di armi del mondo secondo i dati di SIPRI Arms Industry Database sui ricavi globali del settore, aggiornati al 2021.
Per posizionarsi sul settore, oltre ad acquistare singoli titoli, è possibile adottare un approccio maggiormente diversificato, ad esempio attraverso un ETF.
Un ETF per investire sul settore
Nei giorni scorsi, ad esempio, il gestore VanEck ha quotato su Borsa Italiana il VanEck Defense UCITS ETF, l’unico in Europa permette agli investitori di esporsi a livello globale in società attive nel settore della difesa e della sicurezza, replicando il MarketVector Global Defense Industry Index.
Il VanEck Defense UCITS è un ETF a replica fisica, per cui replica l’andamento dell’indice sottostante acquistando direttamente i titoli che lo compongono. Oltre a consentire una buona diversificazione, questi tipi di ETF garantiscono anche una significativa copertura, determinata dal fatto che il patrimonio dell’ETF è separato da quello del gestore e i titoli azionari effettivamente comprati sono custoditi presso una banca depositaria. Pertanto, anche in caso di fallimento del gestore, i titoli verranno rilevati da un’altra casa di investimento.