TOKYO (WSI) – La Brexit rappresenta un serio rischio per la crescita. A dirlo i 7 grandi della terra (o meglio dell’Occidente) riuniti per il summit del G7 in Giappone a Ise Shima. Tutti e sette i leader, Barack Obama, Angela Merkel, Francois Hollande, David Cameron, Matteo Renzi, Justin Trudeau e il padrone di casa Shinzo Abe nel comunicato finale del summit hanno sostenuto l’esistenza di “potenziali shock di origine non economica” tra cui il rischio Brexit.
Lanciano allarmi e generano terrore su un simile scenario, ma non offrono una soluzione concreta per contrastare il successo dei populismi in Europa e Stati Uniti. I capi di Stato di Canada, Usa, Giappone, Francia, Germania, Italia e Regno Unito mangiano, fanno pranzi e cene che costano chissà quanto, alloggiano in hotel di lusso, ma alla fine sono solo parole quelle che escono da questi summit pomposi.
“Un’uscita del Regno Unito dall’Unione europea potrebbe invertire quella tendenza che sta andando verso un incremento del commercio mondiale e degli investimenti globali, e i posti di lavoro a essa collegati, rappresentando un ulteriore e serio rischio per la crescita”.
Il gruppo dei 7 si è inoltre impegnato a perseguire una più forte crescita globale, definita la “priorità urgente”, con un mix di riforme però già viste (cambio di politiche monetarie e fiscali, unito alle riforme strutturali). I capi di governo hanno poi sostanzialmente evitato di mettere in luce i contrasti e divergenze in materia di politiche monetarie e di cambi.
Brexit: a rischio l’unità dell’Occidente
Non è solo la Brexit a mettere a rischio l’unità in Occidente. Al centro delle discussioni anche le politiche monetarie che hanno creato due schieramenti opposti all’interno del G7: da una parte Germania e Regno Unito, sostenitori di maggiore rigore, dall’altra tutti gli altri paesi, con il Giappone in testa che invece puntano a nuovi stimoli monetari.
“I rischi di una crescita debole persistono e tenendo conto delle circostanze specifiche di ogni Paese, ci impegniamo a rafforzare le nostre risposte di politica economica con modalità cooperative, dispiegandone un mix più bilanciato ed efficace al fine di conseguire rapidamente un forte, sostenibile e bilanciato scenario di crescita”.
Tre i pilastri che secondo quanto si legge nel comunicato finale del G7 dovranno essere rafforzati: politiche monetarie, fiscali e riforme strutturali, partendo dalla considerazione che la sola politica monetaria non basta. Ma nonostante l’impegno e nonostante tutti i leader concordano nell’affermare che “la crescita globale è la nostra priorità urgente”, il ministro giapponese Shinzo Abe – che aveva paragonato l’attuale fase in cui si trova l’economia globale simile a quella che aveva preceduto il crollo della Lehman Brothers – non è riuscito a smuovere dalle loro posizioni né Merkel, né Cameron e come tale è improbabile che il vertice di Ise Shima possa cambiare la politica economica dei Paesi coinvolti, tranne almeno per il momento per lo stesso Giappone.
Shinzo Abe ha deciso infatti di rinviare l’aumento dell’IVA dall’8 al 10% che sarà posticipata ancora una volta di ulteriori 18 mesi e questo per evitare un ritorno della deflazione.
Altri temi caldi affrontati nel summit la questione migranti, indicata come “sfida globale che richiede una risposta globale”, la condanna del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazione, nonché la : “brexit per cui viene riconosciuto come il solo e legittimato governo del paese quello di unità nazionale di Sarraj.