“Parole a vanvera”. Cosi’ Roberto Galimberti, presidente e amministratore delegato di i.Net commenta le valutazioni di Actinvest, secondo la quale il titolo della societa’ e’ “sopravvalutato rispetto ai concorrenti”.
“Questi signori non conoscono il mercato italiano – ha detto Galimberti a WSI – il nostro unico concorrente e’ Telecom Italia che non e’ quotata. Non mi si puo’ paragonare con nessun altro. A meno che il paragone non fosse con operatori americani come Exodus (EXDS), ma il mercato degli Stati Uniti e’ maturo, mentre in Italia siamo agli inizi e quindi e’ un grande affare”.
I.Net e’ appena sbarcata sul Nuovo Mercato e il titolo ha raggiunto quota 419,50 euro dai 176 euro del collocamento. La societa’ ha chiuso il 1999 con un fatturato di 39,6miliardi di lire e un utile di esercizio pari a 437 milioni di lire. I.Net ha stretto un accordo con Albacom , che, attraverso la sua rete di vendita, curera’ la commercializzazione di alcuni servizi sul mercato delle piccole e medie imprese.
i.Net e’ specializzata nei servizi Internet, Intranet, Virtual Netwoking e Web hosting dedicati all’utenza di affari. Tra i propri clienti conta la presidenza del Consiglio, il ministero del Tesoro, AEM, Banca Intesa, Consob, Mediobanca, Luxottica e Fiat. La societa’, nata nel 1994, e’ partecipata al 63,80% da i.Net BV (cui azionista di controllo e’ British Telecom), al 18,78% da Etnotean, mentre il restante 17,42% e’ in mano al management.
“L’Italia rappresenta l’1,5% del mercato mondiale di Internet, mentre per qualsiasi altro bene la quota sale al 3,5% – spiega Galimberti – Questo significa che abbiamo due punti da recuperare nel giro di 12 – 24 mesi. Basti pensare che dal settembre dello scorso anno il consumo di banda raddoppia ogni due mesi “.
Dal punto di vista delle tecnologie, l’amministratore delegato di i.Net ricorda che “sino all’anno scorso le principali banche italiane avevano connessioni a 64Kbs”, ma la domanda di accesso con trasferimenti a 1,54Mbs e’ in forte crescita, nonostante il costo sia ancora elevato: circa 200 milioni di lire all’anno contro meno di 10.000 dollari negli Stati Uniti.
“In Italia si e’ vista una buona penetrazione dei collegamenti ISDN, mentre per la tecnologia ADSL siamo pronti e gli impedimenti sono esclusivamente di tipo normativo – continua Galimberti – l’antitrust deve ancora convincere Telecom Italia a fornirci una connessione di qualita’ pari a quella che offre ai suoi clienti. Per non parlare dei prezzi: ancora non abbiamo idea di quanto Telecom intenda farci pagare il collegamento”.