Economia

GAM, chi sono gli azionisti che ostacolano l’opa di Liontrust

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

L’accoppiata di azionisti di GAM composta da NewGAMe SA e Bruellan, che controllano circa l’8,4% del capitale azionario di GAM, si sono opposti ufficialmente all’Opa lanciata da Liontrust sul gestore patrimoniale svizzero, convinti che le condizioni dell’operazione e il nullaosta del Takeover Board (TOB, la commissione svizzera delle Offerte Pubbliche d’Acquisto) favoriscano la boutique britannica a scapito degli investitori esistenti.

La coalizione è iniziativa del miliardario francese Xavier Niel, che ha voluto creare un gruppo di azionisti, ancor prima che Liontrust formalizzasse la sua offerta, per ottenere il massimo valore da qualsiasi acquirente.

Nel dettaglio, ai due azionisti proprio non piace la clausola a cui è condizionata l’offerta di Liontrust, che consentirebbe alla boutique di ritirare l’offerta se GAM non riuscisse a dismettere le sue attività di gestione dei fondi. Non solo la clausola sarebbe sbilanciata a favore di Liontrust, ma non rispetterebbe nemmeno le leggi svizzere sulle acquisizioni, come anche la deroga all’obbligo di offrire un’alternativa in contanti agli azionisti di GAM.

NewGAMe e Bruellan ritengono che anche le tempistiche previste per l’acquisizione giochino a sfavore dell’attuale compagine azionaria: il fatto che l’accordo potrebbe non essere completato prima della fine del 2023 lascia una finestra di oltre sei mesi in cui gli investitori non possono negoziare le azioni GAM né ricevere offerte concorrenti da altri potenziali acquirenti.

I due azionisti scontenti hanno quindi chiesto al TOB di rimuovere i vantaggi e le deroghe concesse a Liontrust e di chiarire alcuni aspetti dell’offerta nei documenti del prospetto informativo, per valutare meglio la convenienza dell’acquisizione e fare in modo che GAM non venga svenduta a uno sconto eccessivo. Pena l’avvio di un’azione legale di contrasto all’Opa.

Ma chi sono i personaggi che muovono i fili della cordata NewGAMe-Bruellan?

I due azionisti che si oppongono all’acquisto condizionato di GAM da parte di Liontrust

Dietro NewGAMe troviamo il magnate francese delle telecomunicazioni Xavier Niel, patron di Iliad e azionista di vari operatori, come Monaco Telecom (di cui ora è proprietario), Salt Mobile, Eir. Niel iniziò lo scorso aprile la scalata a GAM attraverso Rock Investment, controllante di NewGAMe e sussidiaria della sua holding personale Njj (dal nome dei suoi figli Jules e John). È inoltre co-proprietario del quotidiano Le Monde, co-proprietario dei diritti della canzone My Way e del marchio Lunettes Pour Tous (occhiali a basso costo). Siede anche nel consiglio di amministrazione del fondo di investimento americano KKR e nel consiglio di Unibail Rodamco Westfield. A novembre 2020, la rivista Forbes ha stimato il suo patrimonio a 9,1 miliardi di dollari americani.

Bruellan invece è una società di gestione patrimoniale indipendente basata a Ginevra e fondata nel 1991 da Antoine Spillmann and Jean-Paul Tissières. Il fondatore e presidente di Bruellan Antoine Spillmann è anche membro di Odey (Switzerland) SA e membro del consiglio di amministrazione di altre 5 società.

I due azionisti sono guidati nella scalata a GAM da Albert Saporta, un veterano del settore degli hedge fund con 40 anni di esperienza nei mercati finanziari globali, che è anche direttore di NewGAMe. Per Saporta GAM è ingiustamente a sconto e ha un potenziale di rialzo, conseguente al ripristino della reputazione, fortemente sottovalutato.

GAM infatti è fortemente a sconto dopo che il valore delle sue azioni si è dimezzato nell’ultimo anno a causa delle difficili condizioni di mercato e dell’incertezza sul suo futuro, esacerbata dal coinvolgimento nel fallimento di Greensill Capital, per cui la casa di gestione svizzera era stata costretta a liquidare il fondo Absolute Return Bond Fund e a licenziare il capo degli investimenti Tim Haywood. Ora ha un valore di mercato di circa 127 milioni di euro a fronte di numeri che parlano di un patrimonio totale in gestione pari a oltre 76 miliardi di euro (26 miliardi per la divisione di gestione degli investimenti).

Il fallimento di Greensill Capital

Greensill Capital era un fondo londinese che portava il nome del suo fondatore, l’australiano Lex Greensill. La sua “mission” iniziale era la finanza della supply-chain: anticipare il pagamento delle fatture, emesse da clienti e fornitori minori nei confronti delle grandi corporation, garantendo loro incassi più celeri.

La società nacque infatti definendosi startup tecnologica e ponendosi come obiettivo quello di competere con banche tradizionali del calibro di Citigroup e JP Morgan Chase, puntando su quei clienti esclusi dai colossi di Wall Street in quanto privi dei requisiti richiesti.

Greensill impacchettava poi questi crediti in complessi strumenti finanziari che collocava sul mercato. Una prassi che ricorda il meccanismo che ha dato vita alla Grande Crisi dei mutui subprime del 2007 con il fallimento di Lehman Brothers.

Il sistema si è però inceppato quando il principale assicuratore di Greensill si è rifiutato di rinnovare un contratto firmato per un valore di 4,6 miliardi di dollari. A quel punto Credit Suisse ha congelato 10 miliardi di dollari di fondi collegati alla società, chiedendo la restituzione di 140 milioni di dollari di prestiti erogati nel mese di ottobre.

Greensill si è ritrovata così in una situazione di “credit crunch”, confermata in tribunale dai suoi legali l’8 marzo 2021.