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GameStop: cosa succede quando il gioco finisce?

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GameStop: cosa succede quando il gioco finisce?

di Joseph V. Amato (Neuberger Berman)

Quando le azioni di una modesta catena di negozi per la vendita di videogame aprono l’anno a 19 dollari e toccano i 470 dollari a fine gennaio, sta ovviamente accadendo qualcosa di strano. Eppure questa è la straordinaria vicenda che ha interessato GameStop il mese scorso.

GameStop: Effetto valanga

Uno dei fenomeni che hanno contraddistinto la crisi del coronavirus è stato il trading speculativo su opzioni e singole azioni da parte degli investitori retail. La settimana scorsa, questa tendenza ha raggiunto nuovi picchi di frenesia.
A quanto pare, gli investitori retail hanno puntato gli occhi su titoli poco apprezzati – quelli spesso presi di mira da operazioni di short selling da parte degli hedge fund – acquistando azioni e opzioni call, per poi fare un gran cancan sui social media.
Il tutto ha dato il via a un incredibile effetto valanga. Chi aveva venduto opzioni call ha acquistato il titolo sottostante, che sarebbe stato obbligato a rendere disponibile se l’opzione fosse stata esercitata dal detentore dell’opzione, spingendo il titolo al rialzo. Gli short seller si sono quindi trovati in difficoltà e sono stati, a loro volta, costretti ad acquistare il titolo, per coprire le proprie posizioni corte. In men che non si dica, il titolo del rivenditore di videogame ha raggiunto una capitalizzazione di mercato superiore ai 30 miliardi di dollari, occupando per breve tempo la posizione di vertice del Russell 2000.

Biglietti della lotteria

Per alcuni, questa vicenda potrebbe somigliare a un classico short squeeze, come se ne sono visti tanti in passato. Secondo noi, però, la vicenda presenta diverse novità.
Queste operazioni su titoli e opzioni assomigliano molto ai biglietti della lotteria che si acquistano per diventare ricchi subito. E i social media non hanno fatto che amplificare questo messaggio. L’allentamento delle regole di intermediazione ha reso questi mercati più facilmente accessibili ai day trader.
Le basse commissioni, l’enorme liquidità dispiegata dalla Federal Reserve, un esercito di persone costrette in quarantena tra le mura domestiche, l’aumento dei risparmi disponibili, impinguati anche dai sussidi erogati nell’ambito degli stimoli fiscali…tutti questi fattori hanno contribuito a creare una situazione straordinaria.
C’è un aspetto, però, che a nostro avviso non sembra essere rispecchiato: la realtà economica e commerciale dei fondamentali. Alcune cifre sono davvero stupefacenti. Stando ai dati pubblicati, nel mese di gennaio l’option trading su singole azioni ha polverizzato i record di volumi di negoziazione giornalieri. Il rapporto put/call, cioè il rapporto tra gli option trader che scommettono al rialzo e quelli che scommettono al ribasso, è vicino al picco ventennale.
Ma tutto questo implica forse una minaccia per gli altri investitori o pone in essere un rischio sistemico?

Fondamentali

A volte capita che gli investitori e i mercati perdano di vista i fondamentali che però, a nostro avviso, sono l’unica cosa che conta nel lungo termine.
Nel breve termine, seguiamo attentamente gli sviluppi perché questa frenesia speculativa obbliga alcuni hedge fund a liquidare le proprie posizioni. Nei cicli passati, il disinvestimento di posizioni a leva ha causato una volatilità significativa nel breve termine. È indubbio che al momento, in questo mercato, vi sia uno scollamento tra fondamentali e quotazioni e questo suscita in noi una certa preoccupazione. In base alle nostre view sui fondamentali, preferiamo altri segmenti del mercato, cioè quelli ciclici, orientati al valore e meno espansivi.
In ultima analisi, però, siamo dell’avviso che l’anno appena iniziato possa rivelarsi un ottimo anno per l’azionario. Al contrario dei titoli trascinati dalle operazioni su opzioni, le valutazioni generali si basano su fondamentali in miglioramento.
Guardando alla stagione degli utili in corso, già nove società su dieci dell’S&P 500 hanno superato le aspettative di consenso. Le società hanno anche iniziato campagne per il riacquisto di azioni. I tassi d’interesse sono prossimi allo zero e con ogni probabilità le banche centrali manterranno un orientamento accomodante.

I principali indicatori, come gli indici dei responsabili degli acquisti (PMI), denotano un rafforzamento della fiducia delle imprese. La settimana scorsa, nell’ultimo World Economic Outlook, il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita globale del PIL, portandole al 5,5%, migliorando anche quelle relative agli Stati Uniti di ben due punti percentuali, al 5%.

Tutto ciò, a nostro avviso, rispecchia un giustificato ottimismo. Tutto sembra pronto per l’approvazione, entro i prossimi due mesi, di un ricco pacchetto di stimoli negli Stati Uniti, mentre le campagne vaccinali anticoronavirus, per quanto a volte approssimative e potenzialmente soggette a nuovi ostacoli, lasciano sperare che si possa raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge” entro l’estate, con un’ulteriore riapertura delle economie nel secondo semestre del 2021.

Quando la partita su GameStop sarà “game over”, equivarrà a un segnale, secondo noi, di un ritorno alla vita normale fatta di produzione, consumo e investimenti. E niente scommesse.