Gap digitale delle Pmi italiane e Recovery Fund. Strategie di business
L’emergenza sanitaria ed economica legata al Covid-19 ha costretto le aziende italiane e in particolare le PMI, a ripensare al proprio modo di operare, mettendo in discussione non solo le logiche organizzative sulla spinta di nuovi trend, come ad esempio la digitalizzazione, ma anche le strategie aziendali di crescita e sviluppo del business che devono essere sempre più compatibili con uno scenario competitivo internazionale sempre più mutevole e nuovi bisogni da soddisfare.
L’emergenza Covid ha accelerato l’affermarsi di nuovi paradigmi di business, spingendo le aziende italiane a una scelta: rimanere “fedeli” allo status-quo o avere un atteggiamento proattivo nei confronti della nuova normalità in cui sia le aziende che i consumatori dovranno operare. Secondo Deloitte tra i paradigmi di business che prevarranno nel new-normal della fase post pandemia c’è quello legato alla digitalizzazione.
Gap digitale delle Pmi: imprese italiane fanalino di coda
Nel campo della digitalizzazione lo sforzo che le imprese italiane devono compiere per rimanere al passo con i competitor internazionali non è indifferente. Dall’indagine annuale della Commissione Europea emerge un livello di digitalizzazione delle imprese italiane ancora inferiore alla media. L’Italia si posiziona al 25° posto tra i 28 Stati Membri dell’Unione Europea, basti pensare che solo il 10% delle PMI italiane vende online i propri prodotti o servizi rispetto alla media europea del 18 per cento.
Secondo la Commissione europea i fronti sui quali le aziende italiane devono impegnarsi al più presto sono quelli legati alle competenze tecnologiche dei propri collaboratori (ultimi nella Ue), nell’adozione di comportamenti e abitudini digitali e nell’integrazione delle tecnologie nell’ambito del commercio elettronico.
Aiuti dal Recovery plan, ma anche gli impreditori devono cambiare passo
Un aiuto per colmare il gap digitale può arrivare dalle risorse che saranno messe a disposizione dal Recovery Plan che ora si chiama Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, “PNRR”. Nella bozza presentata dal governo il 7 gennaio è previsto lo stanziamento di 46,18 miliardi di euro per la digitalizzazione, l’innovazione, la competitività e la cultura.
In particolare a favore del sistema produttivo verranno messi a disposizione 26,73 miliardi da destinare alla digitalizzazione, all’innovazione e alla competitività. Altri 11,45 miliardi serviranno per la digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione mentre 8 miliardi saranno dedicati al turismo e alla cultura 4.0.
Oltre alle risorse messe in campo dal governo serve però un ulteriore sforzo da parte degli imprenditori.
Secondo quanto emerso nella Family Business Survey di Deloitte Private nonostante il 60% delle imprese intervistate dichiari di voler abilitare lo smart-working per i propri dipendenti, solo poco più della metà ha dichiarato di voler digitalizzare i propri processi e i canali di interazione con clienti e fornitori.
Secondo Deloitte per competere sui mercati internazionali le tecnologie digitali sono necessarie al fine di garantire maggiore efficienza operativa (e.g. processi lean, soluzioni di lavoro agili) e una maggiore portata commerciale favorendo nuovi canali di vendita, in linea con le nuove abitudini di spesa dei consumatori.
Per le piccole e medie imprese diventa quindi fondamentale capire la nuova realtà che si sta profilando e prepararsi ad affrontare il futuro, elaborando il percorso di crescita più adatto.