Offensiva di Eni ed Enel in Russia: le due aziende italiane hanno deciso di creare assieme a un imprenditore russo del settore energetico un consorzio che cercherà di acquistare un’importante società del settore gas, Arktikgas, filiale del moribondo gruppo petrolifero Yukos.
Esn, la compagnia dell’imprenditore Grigori Berioskin conferma ieri l’esistenza di quest’ambizioso progetto dopo informazioni pubblicate in mattinata con rilievo dall’autorevole quotidiano finanziario moscovita Vedomosti. All’inizio dello scorso mese di agosto il Tribunale decreta la bancarotta di quanto resta di Yukos, il gruppo dell’oligarca in disgrazia Mikhail Khodorkovski massacrato e smembrato in seguito a una dirompente inchiesta giudiziaria per maxi-evasione fiscale. I suoi attivi dovrebbero essere messi all’asta nei prossimi mesi.
Il consorzio italo-russo, controllato al 51 per cento da Berioskin, al 30 per cento da Eni e al 19 per cento da Enel, si occuperà dell’estrazione di gas, della valorizzazione di nuovi giacimenti di gas, di costruzione di nuove centrali elettriche. Il gas dovrebbe appunto servire per la produzione di elettricità . A quanto sottolinea Vedemosti, Berioskin, che negli Anni Novanta gestisce una compagnia petrolifera russa, Komitek, poi venduta a Lukoil, è una vecchia conoscenza di Enel: assieme alla società elettrica italiana vince infatti nel febbraio del 2004 un appalto per gestire la centrale termoelettrica di Severo-Zapadnaia (San Pietroburgo).
Il quotidiano finanziario moscovita avverte che Gazprom, il colosso russo del metano, potrebbe tagliare la strada al consorzio italo-russo essendo anch’esso interessato a mettere le mani su Artkikgas. Gazprom tenta in effetti di acquistare Artkikgas dalla Yukos prima della dichiarazione di bancarotta, ma un accordo non riesce a maturare in tempo. Yukos chiede 1,2 miliardi di dollari.
Domenica scorsa il presidente del Consiglio, Romano Prodi, indica che per le aziende italiane si delineano in Russia nuovi spazi nel settore energia con “l’apertura anche dei mercati regionali. Nei colloqui con Vladimir Putin un mese e mezzo fa – afferma Prodi – ho parlato di privatizzazione di alcuni asset di Gazprom e dell’interesse dell’Italia a partecipare a tali gare. E’ stato lo stesso Putin – prosegue il premier italiano – a ricordarmi come l’Enel sia attiva in Russia”. Non è escluso che nel quadro di più ampie strategie Gazprom possa eventualmente cedere il passo al consorzio Esn-Eni-Enel nella corsa per Artkikgas, che appartiene totalmente alla Yukos dal 2002 e si occupa dell’estrazione di petrolio, gas e condensato di gas nel distretto autonomo di Yamalo-Nenezski, nella zona Nord degli Urali.
Intanto sale il prezzo pagato da Gazprom per il gas turkmeno: da ottobre il colosso russo del metano pagherà a quella repubblica ex-sovietica d’Asia Centrale non più 65 ma 100 dollari per ogni mille metri cubi. Un accordo in questo senso viene concluso ieri ad Ashkhabad dal presidente di Gazprom, Aleksei Miller, e dal presidente turkmeno, Saparmurat Niazov, dopo mesi di infruttuose e nervose trattative. Quest’intesa rimarrà in vigore fino alla fine del 2009 e impegna il Turkmenistan a fornire alla Russia 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno nel triennio 2007-2009.
L’aumento spuntato dal dittatoriale Niazov rischia di avere un impatto molto negativo per l’Ucraina, che in base a un controverso contratto con Gazprom firmato ai primi di gennaio paga attualmente una media di 95 dollari per tutto il gas in arrivo da Est (un mix di gas russo e turkmeno). Questo prezzo presuppone infatti che il Turkmenistan esporti gas verso la Russia a 65 dollari. Nei mesi scorsi il Turkmenistan minaccia di interrompere le forniture se Gazprom avesse continuato a dire no all’aumento richiesto.
s. g.