Economia

Gas di scisto, AD di BP: “mercato Usa senza cervello”

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Il mercato del gas di scisto non ha un “cervello”. Così per lo meno sostiene l’amministratore delegato del colosso petrolifero BP.

Il top manager dell’azienda britannica William Dudley ha dichiarato a Reuters che “gli Stati Uniti sono il solo paese che risponde completamente ai segnali di mercato. Come un mercato senza cervello, si limita a rispondere ai segnali di prezzo”.

Estraendo e producendo gas di scisto sul territorio nazionale, gli Stati Uniti sperano di ridurre la loro dipendenza dal petrolio saudita e degli altri grandi produttori dell’Opec. Tuttavia il risultato per ora sta lasciando a desiderare.

Trump attinge da riserve strategiche nazionali

Washington, uno dei grandi paesi consumatori dell’oro nero insieme alla Cina, vorrebbe tenere basso il costo del petrolio. Per farlo è indispensabile convincere gli Stati membri del cartello dell’OPEC – i maggiori esportatori di greggio al mondo – a continuare a pompare petrolio nel mercato.

Ma l’Arabia Saudita non è più l’alleato di un tempo dell’America. Non essendo riuscito a convincere i sauditi a tenere competitivi i prezzi, Donald Trump ha deciso di rispondere offrendo di vendere sul mercato 5 milioni di barili attingendo dalle Riserve Strategiche Nazionali.

Trump vorrebbe che l’OPEC e la Russia continuino tenere alti i livelli di produzione, ma in un mercato con offerta in eccesso e prezzi bassi da anni, i sauditi – che come tutti i paesi esportatori ci guadagna più il valore della materia prima è alto – fanno fatica ad accettare i dettami Usa.

Intanto il ministro russo dell’Energia Alexander Novak e il suo omologo saudita Khalid Al-Falih hanno avviato colloqui bilatrali e anche multilaterali per discutere di una possibile cooperazione. Così gli Stati Uniti rischiano di trovarsi sempre più isolati. E di vedere sotto i loro occhi consumarsi l’ultima fase dell’era dei petrodollari.

L’iniziativa abbastanza drastica di Trump in realtà un effetto lo ha avuto. Sui mercati finanziari oggi le quotazioni del petrolio cedono difatti terreno, con il contratto WTI che è sceso sotto i 57 dollari al barile (vedi grafico sotto).