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Gas e non solo: cosa rischia l’Italia in caso di guerra in Ucraina

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Se dovesse scoppiare una guerra tra Russia e Ucraina, come sembra inevitabile alla luce delle ultime notizie, l’Italia si troverebbe ad affrontare non pochi problemi sul fronte economico.
I timori principali ruotano soprattutto intorno al comparto dell’energia. Di fronte ad un pacchetto di sanzioni Usa-Ue, che in parte potrebbero essere annunciate oggi, la Russia rischia di reagire tagliando le forniture di gas naturale. E a rimetterci potrebbe essere soprattutto l’economia italiana, non in grado di sostituire rapidamente tutto il gas russo, fornito tramite l’Ucraina, con altre fonti.

Italia paese più vulnerabile per la crisi in Ucraina

Secondo un’analisi dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), sarebbe l’Italia, fra i Paesi più esposti alle turbolenze sul gas naturale, insieme all’Austria. Lo studio si fonda su un indice che misura la vulnerabilità di ciascun paese a un’eventuale interruzione (o riduzione) delle forniture di gas da Mosca. L’indicatore in questione non tiene solo conto della quantità di importazioni di gas ma della quantità di gas importato sul totale dei consumi nazionali (alcuni paesi europei sono buoni produttori, almeno per il loro consumo interno) e il ruolo che il gas gioca nel mix energetico nazionale di ciascun paese.

“L’indice di vulnerabilità che abbiamo costruito varia da un minimo di 0 (Svezia) a un massimo di 31 (Ungheria). Su questa scala, l’Italia fa segnare un sostanziale 19. Seconda tra i grandi paesi Ue è la Germania, che fa segnare un valore di 12, comunque piuttosto elevato. Al contrario per la Francia, che si affida molto al nucleare e alle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), l’indice crolla a un valore di 3” spiegano dall’Ispi, aggiungendo che qualsiasi cosa avvenga, sul fronte energetico i rapporti tra Russia e Ue si sono già fatti tesi.

Rischio aumento bollette e calo consumi

Tutto questo si tradurrebbe in un aumento dei costi in bolletta e ad un rapido contenimento dei consumi.Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, “se si arriva alla guerra tra la Russia e l’Ucraina, con una contestuale stretta delle forniture di gas da parte di Putin torneremo subito al 22 dicembre. Anzi il prezzo del gas potrebbe salire anche a 200 euro per megawattora”, ha precisato all’Huffpost.

Ovviamente il problema energetico non riguarda solo l’Italia. Ma l’Europa in generale. Oggi Mosca fornisce all‘Europa circa il 40% del suo gas naturale, principalmente attraverso gasdotti. E secondo l‘Oxford Institute for Energy Studies, nel 2021, il 22% del gas consegnato dalla Russia all‘Europa – inclusa la Turchia – è passato attraverso l‘Ucraina. Si tratta, secondo Bloomberg, di circa 177 miliardi di metri cubi, al di sotto dell‘obiettivo minimo di consegne verso l‘Europa (183 miliardi di metri cubi).

Simone Tagliapietra, senior fellow del think tank Bruegel, intervistato a Sky TG24 Business, ha detto: “Noi possiamo anche arrivarci all’estate, ma il problema vero per l’Europa sarebbe cosa succede dopo la fine di questo inverno. Quando finisce l’inverno, noi dobbiamo ricominciare a riempire gli stoccaggi. Di solito come li riempiamo durante l’estate gli stoccaggi? Col gas russo, perché è quello che costa meno, arriva in abbondanza e riempiamo gli stoccaggi per prepararci al nuovo inverno. Se questa volta non riusciamo a fare questo il vero problema è spostato nel tempo e noi cominciamo il nuovo inverno ad ottobre con una situazione drammatica”.

Non solo gas, gli altri rischi per l’Italia

Ma torniamo all’Italia. Oltre all’energia, non sono esclusi contraccolpi ai mercati. Le sanzioni potrebbero fermare gran parte degli scambi tra Russia e Italia. Nel 2020 il nostro Paese ha venduto prodotti e servizi a Mosca per 10 miliardi di dollari, secondo i dati di Trading Economics, con una prevalenza di macchinari industriali, apparecchi elettrici o elettronici, moda e farmaci. Insomma, uno scenario che solleva numerose preoccupazioni.