Gas Italia, quali rischi dalla crisi Ucraina? Intervista esclusiva a Davide Tabarelli (Nomisma Energia)
Uno spettro si aggira per l’Italia: quello del razionamento del gas. La crisi ucraina potrebbe infatti mettere rischio le forniture di gas nel nostro paese Dall’11 maggio, i flussi di gas russo verso l’Europa attraverso uno dei due punti di ingresso chiave in Ucraina si fermeranno. Lo ha comunicato Gtsou, l’operatore dei gasdotti ucraini. Di questo e dei rischi in generale per il gas italiano dalla crisi in Ucraina abbiamo parlato in questa intervista in esclusiva a Davide Tabarelli, fondatore e presidente di Nomisma Energia.
Taberelli ha rassicurato sulle forniture di gas russo che passano dall’Ucraina: “C’è stata una riduzione di passaggio attraverso una delle principali interconnessioni tra Ucraina e Russia è un segnale preoccupante che dobbiamo seguire con attenzione. Ma per il momento, abbiamo avuto un calo relativamente contenuto dei volumi da Tarvisio”.
Quali sono i rischi per il gas italiano dalla crisi ucraina?
“Abbiamo il 40% delle forniture a rischio, i prezzi sono esplosi. Peggio di così, potremmo avere un blocco e andare verso un razionamento, che significherebbe una frenata dell’economia e una probabilità di recessione”, avverte il presidente di Nomisma Energia. Ma a suo avviso, il rischio di razionamento del gas oggi è ancora lontano. “Nel caso, ci sarà la prossima primavera. Per quest’inverno è basso”. In caso di razionamento, le grandi imprese sarebbero le prime a subirlo. “Poi bisognerà tagliare i rifornimenti alle centrali elettriche, che avranno problemi di forniture, e in seguito dovremo anche pensare a razionare il settore civile nel prossimo inverno”, afferma Tabarelli.
Quale impatto avrebbe sulle imprese un razionamento del gas?
In un momento in cui le imprese sono già in un momento di forte rallentamento. “Molte hanno tagliato i consumi, stanno cercando di essere più efficienti e altre ancora hanno interrotto la produzione, perché non ce la fanno. Ad aprile abbiamo avuto un calo interno al 10% di consumi dell’industria: è il primo segnale di un rallentamento, che sta chiedendo del resto il mercato, altrimenti i prezzi non scendono”, chiarisce Tabarelli. Che alle famiglie italiane suggerisce: “Dobbiamo passare ad altri combustibili. A chi può, suggerisco di comprarsi della legna o del pellet per questo inverno”.