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Gas: prezzi in aumento con riduzione forniture, le possibili conseguenze

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Prosegue l’ascesa dei prezzi del gas, dopo il balzo di ieri alimentato dalle tensioni in Medioriente (ma non solo). Questo rialzo potrebbe rendere più costoso l’approvvigionamento sul mercato globale, proprio all’inizio della stagione di riscaldamento dell’emisfero Nord. Vediamo cosa sta spingendo le quotazioni della materia prima e quali sono gli scenari possibili, seppure in un contesto ancora molto incerto.

Il prezzo del gas continua a salire

Al momento, i futures sul gas naturale TTF ad Amsterdam viaggiano in rialzo del 6,2% in area 46,66 euro al Megawattora, dopo aver registrato in mattinata un incremento fino al 7,3%, toccando i massimi da metà giugno. Il tutto, dopo che ieri il benchmark del gas europeo ha compiuto un balzo del 15%, in scia ad alcuni fattori che rischiano di ridurre l’offerta globale.

Israele chiude il giacimento di Tamar per gli scontri con Hamas

Il ministero dell’Energia israeliano ha imposto la chiusura del giacimento di gas di Tamar, uno dei più importanti del Mediterraneo orientale, gestito da Chevron.

La ragione di questa decisione è legata a problemi di sicurezza, per via dell’escalation del conflitto tra Hamas e l’esercito di Israele nel fine settimana.

La chiusura del giacimento – situato circa 80 chilometri ad ovest di Haifa – comporta una riduzione del 20% delle forniture all’Egitto provenienti da Israele, che ad agosto aveva annunciato l’intenzione di aumentare l’export nell’ambito della strategia volta a trasformare il Paese in un importante fornitore regionale.

Gli altri fattori che pesano sulle quotazioni

La chiusura del giacimento di Tamar, che lo scorso anno ha prodotto oltre 10 miliardi di metri cubi di gas, non è l’unico driver a supporto di prezzi del gas.

La materia prima risente anche della minaccia di nuovi scioperi in Australia. I lavoratori di alcuni impianti di gas naturale liquefatto (LNG) di Chevron, infatti, hanno comunicato la ripresa delle azioni sindacali a partire dal 19 ottobre, dopo aver faticato a finalizzare nuovi contratti di lavoro con condizioni più favorevoli.

Infine, il mercato ha scontato anche la notizia di una perdita lungo il gasdotto Balticconnector, che si snoda tra la Finlandia e l’Estonia. Secondo gli esperti di ING, “questa fuga di notizie non è comunque sufficiente ad apportare grossi cambiamenti nelle dinamiche di domanda/offerta in Europa.”

Europa esposta a fluttuazioni dopo lo stop ai flussi di gas russo

Al momento, in Europa, i siti di stoccaggio del gas in vista della stagione invernale sono quasi pieni (97% secondo l’associazione GIE (Gas Infrastructure Europe). Inoltre, la domanda industriale rimane attualmente ben al di sotto delle medie storiche, grazie alle temperature estremamente miti di questa prima parte di autunno.

Ciononostante, la regione resta estremamente sensibile alle variazioni nelle forniture, dopo lo stop alle importazioni di gas dalla Russia dello scorso anno, in seguito all’invasione dell’Ucraina. Per questo motivo, anche rischi apparentemente remoti, determinati da fornitori che hanno un ruolo marginale per l’UE, possono provocare marcate oscillazioni nei prezzi della materia prima nel Vecchio Continente.

Il ruolo dell’Egitto nelle forniture di gas

L’Egitto sta ancora valutando l’impatto dell’interruzione della produzione nel giacimento di gas israeliano Tamar. In particolare, questo potrebbe complicare i piani del Paese che aveva in programma una ripresa delle esportazioni di gas naturale liquefatto verso l’Europa, e non solo, dopo una pausa estiva.

L’Egitto, infatti, esporta LNG trasformato da gas prodotto internamente e da giacimenti in Israele. Il blocco potrebbe dunque ridurre l’entità delle forniture verso l’UE, sempre più alla ricerca di risorse alternative ai flussi dei gasdotti russi, soprattutto con la stagione invernale alle porte.

La notizia positiva è che, per ora, il governo israeliano non ha informato l’Egitto di alcun blocco del giacimento Leviathan, molto più grande rispetto a Tamar.

Impatto limitato dallo stop di Tamar

Nel breve termine, lo stop di Tamar potrebbe comportare una riduzione o ritardi delle forniture. Secondo gli analisti di Energy Aspects, provider globale di dati e ricerche sul mercato energetico, “se Leviathan continuasse a funzionare ai ritmi abituali e la produzione del giacimento di Karish aumentasse, il gas israeliano dovrebbe continuare a fluire verso l’Egitto.”

La chiave, al momento sconosciuta, consiste nella durata dell’interruzione. Il gas israeliano è fondamentale per la disponibilità destinato all’alimentazione energetica in Egitto, visto il calo della produzione interna nel paese”.

Le conseguenze dell’interruzione secondo Goldman Sachs

Per gli analisti di Goldman Sachs, la chiusura delle operazioni nel giacimento di Tamar può costituire “un potenziale inasprimento di pari entità per i mercati globali di LNG (circa l’1,5% dell’offerta globale di LNG).”

L’opinione della banca d’affari è che il movimento della curva sia finora “giustificato”, perché i contratti sul gas europeo si erano mossi troppo al ribasso prima degli eventi di questa settimana.

“La riduzione della produzione di gas in Israele restringe il mercato globale in misura marginale rispetto al nostro scenario di base”. L’impatto previsto da Goldman sui prezzi TTF è limitato, sia perché le importazioni di LNG in Europa sono divise tra Nord e Sud (quindi l’effetto netto è inferiore alla riduzione reale), sia perché il clima mite ha finora compensato l’entità della potenziale interruzione.

“Guardando al futuro, data l’incertezza sulla durata di questo stop e sulle ramificazioni geopolitiche del conflitto in corso, vediamo rischi per i prezzi del gas europeo inclinati al rialzo. Di conseguenza, continuiamo a consigliare una posizione lunga sul TTF con consegna febbraio 2024 e consigliamo ai consumatori di energia di coprire la loro esposizione almeno per l’inverno 2023-24.”

IEA: mercato globale a rischio volatilità

Anche la International Energy Agency si è espressa sul mercato del gas, affermando che un inverno eventualmente freddo e la riduzione delle forniture potrebbero incrementare la volatilità.

I siti di stoccaggio europei sono quasi pieni – ben prima del previsto – ma “questo non è garanzia di prezzi stabili per tutta la stagione”, ha affermato oggi l’agenzia in un report. “Il rischio di volatilità dei prezzi è motivo di preoccupazione”.

Secondo l’agenzia, la storica crisi energetica dello scorso anno “ha inaugurato un’era diversa per i mercati globali del gas”. L’Europa ha registrato una riduzione record dell’utilizzo e si prevede che il consumo da parte dei mercati maturi in tutto il mondo diminuirà dell’1% all’anno nel 2022-2026. Si prevede che la Cina possa rappresentare quasi la metà della crescita totale della domanda globale nel periodo.

Secondo il rapporto, solo un aumento sostanziale della produzione globale di LNG, concentrato nel periodo 2025-2026, potrebbe allentare la tensione sul mercato.