di Silvia Merler, Head of Esg and Policy Research di Algebris Investments
In un decreto firmato il 31 marzo, il presidente Putin ha disposto che il pagamento per la fornitura di gas russo agli acquirenti di “Paesi ostili” sia d’ora in poi effettuato in rubli. I Paesi europei hanno reagito all’annuncio in ordine sparso. Il ministro per la transizione energetica Roberto Cingolani, in particolare, ha affermato che la richiesta non apporterebbe grandi cambiamenti, in quanto “Putin potrebbe dimostrare che gli europei pagano in rubli e l’Europa potrebbe pagare in euro”.
Ma una volta analizzati i dettagli, lo schema di pagamento in rubli sembra essere tutto fuorchè un insignificante tecnicismo. Mentre la discussione in Europa si è concentrata sull’elemento della valuta, ciò che il governo russo richiede non è esattamente di essere pagato per il gas in rubli. La sostanza della richiesta è di essere pagati in valuta forte in un conto presso Gazprombank in Russia, piuttosto che in un conto di Gazprom presso una banca intermediaria occidentale.
Il decreto obbliga gli acquirenti stranieri dei “Paesi ostili” ad aprire un conto in rubli e un conto in valuta presso Gazprombank, e utilizzare questi conti per i pagamenti del gas. Gli acquirenti dovranno trasferire i fondi in valuta estera specificati nell’accordo di fornitura sul loro conto in valuta presso Gazprombank, e Gazprombank opererà la conversione in rubli, vendendo la valuta estera ricevuta alla borsa di Mosca e accreditando i proventi in rubli sul conto in rubli dell’acquirente straniero. I fondi in rubli verrebbero infine trasferiti al fornitore russo sul conto in rubli di quest’ultimo presso Gazprombank.
Questo schema rende difficile per gli europei emanare sanzioni che bloccherebbero i pagamenti di gas in conti vincolati presso le banche europee – accessibili alla Russia solo dopo il ritiro delle truppe dall’Ucraina. Si tratta di un’opzione è stata discussa di recente, ma il nuovo sistema di pagamento del gas forza gli acquirenti europei a pagare per il gas russo in un conto presso Gazprombank che non può essere congelato. In alternativa, i governi europei dovranno prendere la decisione di non importare più energia russa – decisione che si è già dimostrata politicamente divisiva.
In secondo luogo, il nuovo schema di pagamento potrebbe indebolire le sanzioni già imposte. Finora, Gazprombank è stata autorizzata a mantenere l’accesso al sistema di messaggistica SWIFT, proprio per le transazioni energetiche. Tuttavia, ciò crea un rischio che la banca diventi un canale per lo svolgimento di attività sanzionate. L’esperienza in altre giurisdizioni sanzionate suggerisce che le banche possono diventare abili nel creare società di copertura e stratificare transazioni non trasparenti, in modo che sia quasi impossibile risalire ai beneficiari finali. Il nuovo schema di pagamento presenta un rischio: quando la valuta estera raggiunge Gazprombank, diventa impossibile tracciarne i movimenti.
Un altro cambiamento riguarda l’obbligo di pagamento. Nella procedura “normale”, l’acquirente detiene il pieno controllo del proprio pagamento, e l’obbligo è considerato adempiuto una volta che la valuta è stata trasferita dal conto dell’acquirente al conto del venditore. Nel nuovo schema, l’obbligo dell’acquirente è considerato adempiuto solo quando viene accreditato l’importo ricevuto dalla vendita di valuta estera – ovvero quando Gazprombank converte gli euro ricevuti in rubli. L’adempimento dell’obbligo di pagamento è de facto trasferito a Gazprombank e sottratto al controllo dell’acquirente.
Qualora il pagamento non avvenga secondo la procedura descritta, la fornitura prevista dai contratti esistenti può essere interrotta a discrezione dell’autorità doganale. Ne consegue un alto rischio per la stabilità del flusso di gas verso l’Europa, indipendente dal pagamento della fattura da parte degli acquirenti.
In conclusione, il nuovo regime di pagamento in rubli previsto dal decreto presidenziale del 31 marzo è tutt’altro che irrilevante. Priva gli acquirenti europei del pieno controllo sull’adempimento dei loro obblighi di pagamento. Aumenta il rischio che la Russia possa minare e aggirare le sanzioni, rimuovendo il ruolo di intermediario attualmente svolto dalle banche europee. Dà inoltre alla Russia la possibilità di utilizzare come arma l’incertezza della fornitura di gas, vincolando l’adempimento dell’obbligo di pagamento degli acquirenti alla conversione EUR-RUB e rafforzando la possibilità di Gazprom di sfruttare la clausola di forza maggiore. Si tratta quindi di una calcolata mossa di contro-sanzione da parte della Russia che, che mette i governi Europei di fronte a una decisione politicamente molto difficile.