L’Italia produce oltre il 40% della sua energia elettrica utilizzando il gas naturale. A sua volta, quasi la metà delle importazioni di questa risorsa provengono da un solo Paese: la Russia. Sono questi i dati più aggiornati sul profilo energetico del Bel Paese, disponibili da Eurostat e dall’Agenzia internazionale dell’energia e risalenti al 2019. Per queste due ragioni le variazioni di prezzo del gas naturale rischiano di tradursi in rincari nella bolletta elettrica delle famiglie italiane e, sempre per questo, le decisioni strategiche della Russia hanno una grande rilevanza per l’approvvigionamento energetico italiano (ed europeo).
Nel corso degli ultimi trent’anni l’Italia ha radicalmente trasformato le materie utilizzate per la generazione dell’energia elettrica. Nel 1990 oltre il 60% dell’energia generata proveniva dalla combustione di carbone e petrolio; nel 2019 tale percentuale si è assottigliata al 10% circa. Ad occupare la maggioranza questo “spazio” è stato, però, un altro combustibile fossile: il gas. Esso produceva meno del 20% dell’energia nel 1990, ma quasi 30 anni dopo è passato oltre il 40%. E le energie rinnovabili? Fino al 2010 la loro era una quota marginale, inferiore al 10%; in seguito, soprattutto grazie all’incremento del fotovoltaico e, in minor misura, dell’eolico, la percentuale è salita sensibilmente. Quasi il 60% dell’energia elettrica prodotta in Italia, comunque, deriva ancora dai combustibili fossili.
Nel 2019, oltre il 47% del gas naturale importato dall’Italia è arrivato dalla Russia, che è di gran lunga il primo fornitore davanti ad Algeria (18,8%) e Qatar (9,2%).
A partire dal 2012, com’è possibile osservare nel seguente grafico, l’importanza delle importazioni di gas dalla Russia è sempre stata più rilevante.
L’Italia, tuttavia, nel 2019 ha importato anche oltre 43 Twh di energia dall’estero (sui 311 Twh consumati). I principali fornitori di energia elettrica sono due: la Svizzera e la Francia, seguite a distanza dalla Slovenia.