General Electric, recentemente declassata da due fra le maggiori agenzie di rating a tre passi dal livello spazzatura, ha aperte linee di credito con le banche per un totale di 41 miliardi di dollari. Denaro che potrebbe essere utilizzato dalla società ed esporre importanti istituti al rischio di una società verso la quale il mercato nutre sempre maggiori dubbi, con un calo azionario da inizio anno del 55%. Su 41 miliardi, quasi 20 sono a disposizione da parte di sei grandi banche: Goldman Sachs, Citigroup, Bnp Paribas, Morgan Stanley e JP Morgan.
Nel dettaglio le linee di credito si dividono in tre blocchi a diversa scadenza: il primo vale 19,8 miliardi e scade nel 2020, un altro 20 miliardi in scadenza nel 2021. Un’ultima parte, sottoscritta individualmente con sette diverse banche ha varie scadenze comprese tra febbraio e maggio 2019.
Del credito nella disponibilità di GE sono stati utilizzati finora solo 2 miliardi. La parte restante, però, è un sostegno importante in una fase di crisi che, secondo gli analisti, potrebbe comportare una carenza di finanziamenti. Questo credito inutilizzato “ci dà una base”, aveva detto di recente il Ceo, Larry Culp, una base sopra la quale poter garantire la riorganizzazione di GE.
Che l’azienda riesca nel compito è d’importanza vitale anche per le banche che risultano dunque esposte al rischio che GE possa, in uno scenario particolarmente difficile, risultare insolvente. Le banche, comunque possono coprirsi da questo rischio acquistando titoli derivati che proteggano dal default, compiendo un’operazione di hedging. I credit default swap a 10 anni di GE, uno dei titoli “assicurativi” contro l’eventuale insolvenza di General Electric, sono aumentati di 60% del valore da inizio anno.