Economia

Gen Z, ChatGPT li avvantaggia nel mercato del lavoro. Ecco come

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Che opinione ha la Gen Z di ChatGPT? Lo considera un alleato o un avversario? Per i giovani di oggi, è diventato uno strumento di utilizzo quotidiano per ottenere informazioni e generare idee interessanti per il proprio lavoro, con il 71% dei suoi membri che riconosce il notevole potenziale del chatbot in termini di utilità. Tale percezione è meno diffusa tra le altre generazioni; basti pensare che la media nazionale è del 66%.

Questa è una delle conclusioni emerse dal recente studio condotto dalla società di digital intelligence The Fool, che esamina la relazione tra gli italiani e l’intelligenza artificiale. Su un campione di 1000 intervistati provenienti da diverse generazioni, tra Boomer e Gen Z, i risultati mettono in evidenza una divergenza di opinioni: il 19% degli italiani ha affermato di aver già utilizzato o sta utilizzando ChatGPT, media però superata dai giovani della Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) che sono invece il 26%.

E questo maggiore interesse dei giovani all’intelligenza artificiale li porta anche in una posizione di vantaggio rispetto alle persone delle generazioni passate: volente o nolente, questa tecnologia sarà molto importante nel nostro futuro e sempre molti più lavori richiederanno conoscenze base o avanzate in questo campo.

Come l’IA viene utilizzata dalla Gen Z

Su come i ragazzi della Gen Z utilizzano il famoso chatbot, il 41% afferma di utilizzarlo per interesse generale, mentre il il 38% per aiutarli a pensare a idee originali. Poco sotto, il 31% lo utilizza per migliorare il lavoro (+8% rispetto alla media) e il 26% per migliorare le proprie capacità (+4%). Tutti dati percentuali che sono ben superiori alla media nazionale, mettendo assieme le risposte delle persone appartenenti alle altre generazioni.

I giovani della Gen Z sono i prossimi che si affacceranno nel mondo del lavoro e, rispetto ai Millennials e a tutte le altre generazioni, lo stanno facendo avendo con sè un grande vantaggio: quello di conoscere a fondo, o comunque con un livello base, il settore dell’intelligenza artificiale, che diventa sempre più parte del panorama aziendale. Questi lavoratori potrebbero essere meglio preparati a utilizzare così questo strumento come parte delle loro attività quotidiane.

Tutto questo nonostante la Gen Z non sia esattamente quella nata e cresciuta con l’intelligenza artificiale (lo sono invece quelli della Generazione Alpha, ovvero quelli nati dal 2012 ad oggi). Questa tecnologia sta colpendo il mondo tradizionale in un momento in cui questi giovani sono più curiosi e vogliosi di imparare cose nuove, il che potrebbe dare dare loro un vantaggio sui lavoratori più anziani.

Quanto è importante saper utilizzare ChatGpt nel mondo del lavoro

A maggio, un sondaggio condotto da Pew Research su 10.701 adulti statunitensi ha rilevato che i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni avevano maggiori probabilità di aver sentito parlare di ChatGPT rispetto ad altri gruppi di età. E tra coloro che hanno risposto positivamente e avevano un lavoro, il 18% ha dichiarato di aver già utilizzato questa tecnologia sul luogo di lavoro. Per fare un confronto, i lavoratori tra i 50 e i 64 anni erano solo l’8%.

Uno studio condotto da Resume Builder in aprile ha invece rilevato che 9 aziende su 10 stanno cercando dipendenti con esperienza ChatGPT, con il 30% dei leader aziendali che assumono lavoratori con esperienza in questo campo anche in maniera urgente.

Stacie Haller, capo consulente per la carriera presso la Resume Builder, nello studio afferma:

Con questa competenza non ancora ampiamente disponibile nel mercato del lavoro, i candidati con competenze ChatGPT e AI saranno molto ricercati dalle aziende più progressiste. Dato che questa tecnologia è così nuova, c’è una corsa per assumere dipendenti con queste competenze affinché l’azienda possa rimanere all’avanguardia e sembra che le aziende siano anche disposte a pagare per farlo.

Il vantaggio della Gen Z rispetto alle altre generazioni

Ma diventare competenti in materia di AI non significa semplicemente imparare a far funzionare un chatbot.

Martin Mulyadi, professore di contabilità presso la Shenandoah University School of Business, concorda sul fatto che esiste un divario significativo di competenze per quanto riguarda l’AI, che continuerà a crescere grazie a strumenti come ChatGPT e Bard di Google. Ha però osservato che:

È importante che l’alfabetizzazione all’AI implichi la comprensione delle sue capacità e dei suoi limiti, oltre che del suo funzionamento. Non si tratta solo di utilizzare l’intelligenza artificiale, ma di farlo in modo efficace ed etico

Mulyadi ha anche affermato che, grazie al persistente divario di talenti, i lavoratori della Gen Z avranno un vantaggio nella ricerca del lavoro.

È innegabile che la Gen Z sembra avere un vantaggio significativo, crescere nell’era digitale li rende più ricettivi alle innovazioni tecnologiche come l’intelligenza artificiale. Tuttavia, la competenza tecnologica non è sinonimo di alfabetizzazione all’AI. La loro intrinseca familiarità con la tecnologia, unita a una formazione specializzata, li renderà probabilmente una risorsa preziosa in qualsiasi futuro posto di lavoro che cerchi di sfruttare efficacemente le capacità dell’AI”.

L’intelligenza artificiale mette in secondo piano il Metaverso

Nel rapporto di TheFool, c’è poi un consenso generale tra gli utenti italiani che ChatGPT sia distinguibile da una risposta umana, nonostante un terzo degli utenti tenda a comunicare con espressioni di linguaggio comune quando interagisce con l’IA.

Il report ha anche rivelato un interesse crescente per l’IA a discapito del “metaverso che, a cavallo del 2022 e nei primi mesi del 2023 era stato uno degli hot topic sui giornali e nelle discussioni online, l’interesse sembra essersi spostato in maniera massiccia sull’Intelligenza Artificiale, con l’IA che domina incontrastata le conversazioni nel primo trimestre del 2023.