Un buco da 31 miliardi di dollari: a tanto ammonta il denaro che manca a General Electric e che dovrebbe destinare ai contributi pensionistici dei suoi dipendenti. È una somma spropositata se la si confronta con quella delle altre aziende Usa. Si stima sia infatti del 50% più grande della media: un deficit che si è gonfiato con il passare degli anni e che prima o poi andrà colmato, altrimenti saranno guai.
Il Ceo Jeffrey Immelt ha speso più di 45 miliardi di dollari in misure di acquisto di azioni proprie (buyback) per convincere Wall Street della robustezza del bilancio dell’azienda quotata alla Borsa americana. Ma negli ultimi anni General Electric ha impiegato tante risorse per i contributi pensionistici – più di 2 miliardi negli ultimi due anni – senza ottenere risultati.
L’impegno finanziario notevole non solo non è bastato a tappare il buco, ma non è nemmeno stato sufficiente a impedire un ampliamento della voragine. L’azienda ha anche dovuto ridurre gli investimenti di capitale. Alla fine dell’anno scorso, come riporta Bloomberg, il sistema pensionistico di General Electric doveva soddisfare impegni finanziari pari a 94 miliardi di dollari. Il rapporto di finanziamento, pari al 67%, è il più basso di tutti i gruppi quotati sull’indice S&P 500.
Pericolo default non è imminente ma è reale
Oltre al free cash flow “anemico” dei suoi affari nel settore industriale, General Electric deve tentare di risolvere il nodo delle pensioni, il cui livello di indebitamento ha contribuito a sottrarre circa 8 dollari per azione al suo valore azionario (equity value), secondo i calcoli di Cowen & Co. La cifra equivale a $70 miliardi di capitalizzazione andati perduti.
Sfruttando il fatto che i tassi di interesse sono ancora bassi – sapendo che non ci rimarranno ancora per molto tempo – per General Electric è possibile prendere in prestito i soldi di cui ha bisogno per coprire i buchi. Verizon Communications e FedEx l’hanno fatto collocando bond sul mercato. Resta solo da convincere gli investitori a comprare quei titoli.
Nessuno dice che General Electric rischia di fare default presto, il pericolo non è imminente. MA viene da chiedersi come il gruppo sia in grado di continuare a staccare cedola del 3% ai suoi azionisti. General Electric ha bisogno di trovare 5 miliardi di dollari ogni anno per i prossimi dieci anni se vuole rispettare gli impegni e le obbligazioni sul fronte previdenziale.
Significa che il tasso di ritorno annuale dovrebbe essere del 7,5%. Questo elemento è sufficiente a far suonare un campanello d’allarme. I ritorni è facile che siano più vicini allo zero di quanto non siano al 7,5%. In Borsa i titoli valgono 29 dollari contro i 25 del 2014. Nel pre-market cedono quasi l’1% a quota $28,80.