Essere responsabili oggi è una necessità. Nel comportamento dei consumatori c’è ad esempio una tendenza mondiale, che si sta affermando anche Italia: al prezzo e qualità di prodotti e servizi si affianca la responsabilità sociale di brand. Il consumatore cerca nella marca un punto riferimento e pretende coerenza. Trasparenza, etica, sensibilità per i dipendenti e la società in generale sono oggi parametri sempre più rilevanti di scelta. Ma non solo, i più giovani in cerca di primo lavoro si orientano verso aziende che abbiano una solida inspiring purpose: in Italia sono quasi uno studente su due.
Oggi i temi come la sostenibilità riempiono le agende di manager e politici. In questo nuovo contesto la corporate social responsibility rappresenta una modalità di gestione attraverso la quale il benessere dell’impresa deve coniugarsi con lo sviluppo del territorio e della società in cui essa si trova a vivere e in cui si identifica. Ne abbiamo parlato con Lucia Sciacca, direttore comunicazione e social responsibility di Generali Italia.
Quali sono i principali interventi nel campo della Csr messi in atto da Generali?
“Il tema della responsabilità sociale di impresa è sempre più strategico per noi. Contribuisce alla creazione di valore, tanto che è uno degli elementi portanti del nuovo piano industriale del gruppo Generali per il prossimo triennio. Siamo convinti che al giorno d’oggi una società, se vuole essere rilevante, deve dare anche un contributo concreto e tangibile al mondo in cui opera. Non solo parole di circostanza ma anche fatti tangibili, che si traducono nella restituzione di competenze. Promuovere azioni che siano vicine alle nostre competenze, e che siano rilevanti per i territori. E vogliamo farlo creando rete: coinvolgendo le comunità, le istituzioni, i nostri agenti. In questo senso la sostenibilità è diventata un pilastro del nostro posizionamento: un brand che vuole essere cittadino responsabile. Tre anni fa abbiamo tracciato le linee guida delle nostre attività di sostenibilità, generando un programma coerente e strutturato. Da allora ci siamo mossi – e sempre più ci muoveremo – in territori strategici e congruenti con il nostro business: Catastrofi naturali, Educazione, Arte e Cultura, Welfare Aziendale. Abbiamo affinato e consolidato un nostro approccio distintivo. Attraverso progettualità nostre, che ci vedono motori di cambiamento. Attività che stanno contribuendo a dare concretezza alla nostra ambizione – Essere Partner di Vita – anche nella società.”.
Ci potete fornire dei numeri in merito alla vostra attività di Csr?
“Per noi responsabilità sociale significa creare valore per i nostri stakeholder. E questo è il parametro con il quale misuriamo le nostre attività di CSR. Faccio tre esempi, per spiegare quanto trasversale sia il tema per Generali.
Catastrofi naturali: due anni fa abbiamo creato il Fondo Protezione Solidale. Sottoscrivendo una polizza assicurativa per la casa, il cliente, sensibilizzato dall’agente, contribuisce alla creazione del fondo: un esempio di rete virtuosa. Un numero? Nei primi sei mesi dell’anno sono stati raccolti 300 mila euro che hanno permesso di finanziare la ricostruzione della scuola di Muccia colpita dal terremoto, in collaborazione con la fondazione Andrea Bocelli. Credo sia stata un’azione rilevante per questa comunità.
Welfare aziendale: oltre all’impegno al nostro interno, che da sempre ci vede all’avanguardia, abbiamo agito anche verso una componente fondamentale del tessuto produttivo italiano, la PMI.
4 anni fa abbiamo lanciato con le maggiori associazioni datoriali – anche qui attivando una rete – Welfare Index PMI: un progetto per diffondere la cultura del welfare aziendale anche nelle PMI. Abbiamo coinvolto oltre 15.000 imprese.
Ma anche nella creazione e diffusione di nuovi prodotti assicurativi ci siamo posti obiettivi di responsabilità sociale: ci siamo impegnati ad aumentare il collocamento di polizze dal contenuto social del 4,2% e green del 4%”.
I vostri interventi riguardano solo la sede centrale o sono coinvolti anche gli agenti in tutta Italia?
“Nelle attività di corporate social responsibility sono coinvolte tutte le funzioni del Gruppo, dalla sede centrale, ai noi dipendenti, alla rete agenziale, che contribuisce su vari fronti a questo tipo di attività: faccio tre esempi. Gli agenti contribuiscono all’attività del Fondo Protezione Solidale, sia proponendo polizze che lo finanziano, sia contribuendo a diffondere una cultura della protezione dai rischi di calamità naturali. Nel progetto Bullyctionary, un programma per orientare le famiglie sul cyberbullismo con Informatici senza Frontiere, le agenzie ospitano attività di sensibilizzazione rivolte alle famiglie. Abbiamo coinvolto oltre 4.000 famiglie in 100 incontri in agenzia in tutto il Paese. Un approccio che consente alla nostra rete di essere punto di riferimento anche su temi sociali. Ma anche i nostri dipendenti sono centrali. Quest’anno è partito un programma di volontariato d’impresa che prevede 10.000 ore di attività”
Cosa c’è nel futuro della CSR di Generali?
“Nel nostro futuro c’è l’impegno di dare sempre maggior concretezza alla nostra ambizione: essere partner di vita delle persone. Molte sono le direzioni nelle quali ci stiamo muovendo. Cito solo un’iniziativa che in questi giorni ha concluso il primo anno di vita: Ora di Futuro. Si tratta di un progetto che ben rappresenta il nostro approccio. Ora di Futuro si muove all’interno di un progetto internazionale del Gruppo: The Human Safety Net. Promuove nelle scuole primarie l’educazione a fare scelte responsabili e aiuta le famiglie più disagiate ad affrontare la genitorialità. Grazie anche ai fondi raccolti dai nostri dipendenti e in collaborazione con Onlus scelte da loro. Quest’anno ha coinvolto oltre 2.600 classi di 3,4 e 5 elementare, creato 11 centri Ora di Futuro pe le famiglie disagiate e coinvolto così oltre 30.000 bambini. E l’anno prossimo contiamo di aumentare”.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di settembre del magazine Wall Street Italia