ll presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito a Paolo Gentiloni l’incarico di formare il nuovo governo. Un incarico che è stato conferito in tempi record, per perseguire l’obiettivo della stabilità politica in Italia, dopo la crisi che si è aperta con le dimissioni di Matteo Renzi dalla carica di premier a seguito del risultato del referendum costituzionale.
A questo punto, l’attesa è per la formazione di un nuovo esecutivo, che potrebbe confermare alcuni nomi dell’ex squadra di Renzi: Maria Elena Boschi, stando alle indiscrezioni del Corriere della Sera, dovrebbe perdere la delega strategica delle Riforme e rimanere ministro per le Pari opportunità e Rapporti con il Parlamento, forse da sottosegretario.
Angelino Alfano, ministro degli Interni, starebbe valutando invece un trasloco nel dicastero degli Esteri. Gianni Cuperlo del PD avrebbe detto già no alla proposta di guidare il ministero dell’Istruzione, che potrebbe passare a questo punto, stando al pressing dei verdiniani di Ala, a Marcello Pera.
Il ministero del Lavoro dovrebbe passare da Giuliano Poletti, che lascerebbe secondo il Corriere, per motivi personali, a Tommaso Nannicini o a Teresa Bellanova.
Il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, complice il dossier MPS, dovrebbe essere riconfermato, così come il ministro della Giustizia Andrea Orlando, quello dei Trasporti Graziano Delrio e le ministre alla Pubblica Amministrazione Marianna Madia e alla Difesa Roberta Pinotti.
I nuovi nomi che circolano nel toto ministri sono Piero Fassino, Marco Minniti, Marcello Pera, Carlo Calenda, Francesca Puglisi.
Con Alfano agli Esteri, il posto al Viminale rimarrebbe vuoto e potrebbe essere ricoperto da Minniti, finora sottosegretario a Palazzo Chigi con la delega ai Servizi. Se invece Alfano restasse dov’è ora, agli Esteri andrebbe Carlo Calenda, attuale ministro dello Sviluppo Economico, mentre allo Sviluppo Economico potrebbe andare Enrico Zanetti. Ma potrebbe essere anche promosso Claudio De Vincenti, sottosegretario a Palazzo Chigi. A quel punto Boschi potrebbe assumere la carica di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega ai Rapporti con il Parlamento.
A proposito di Maria Elena Boschi, il Corriere scrive:
“Paga le banche, la legge elettorale e per finire la riforma costituzionale. Come se avesse deciso tutto lei, come fosse l’unica colpevole, come si fosse davvero trasformata in quello che sa di essere comunque diventata: «Io sono il capro espiatorio», dice la Boschi. Una condizione che si preparava a vivere dai giorni di vigilia al referendum, quando scuoteva la testa scorrendo i sondaggi negativi: «Se le cose andranno male, sarò la prima a saltare». Ma la notte del 4 dicembre, visto il responso delle urne e soprattutto le «dimensioni inaspettate» della sconfitta, non ha accettato il ruolo che già le avevano assegnato: «La responsabilità non può essere solo mia»”.
E’ una Boschi frustrata e triste, quella del post referendum che – almeno per ora- sembra aver perso quella energia e vitalità che l’hanno sempre caratterizzata.
Intanto, in attesa della nuova squadra di governo, con questo discorso Gentiloni ha accettato l’incarico conferitogli da Mattarella:
“Ringrazio il presidente della Repubblica per l’incarico conferito, lo considero un alto onore e cercherò di svolgere il compito con dignità e responsabilità. Il quadro ampio e articolato delle consultazioni svolte dal presidente della Repubblica sarà la base del lavoro per definire composizione e programma del nuovo governo”. “Dalle consultazioni è emersa la conferma della decisione di Renzi di non accettare un reincarico in coerenza con l’impegno che aveva manifestato e questa coerenza merita rispetto e da parte di tutti“.
Gentiloni vuole ora “accompagnare e se possibile facilitare il percorso delle forze parlamentari” al fine di definire la nuova legge elettorale. Precisa di essere “consapevole dell’urgenza di dare all’Italia un governo nella pienezza dei poteri, per rassicurare i cittadini e affrontare con massimo impegno e determinazione le priorità internazionali, economiche, sociali, a iniziare dalla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto”.
Nelle consultazioni, indica tuttavia il premier incaricato, è stata rilevata”l’indisponibilità delle maggiori forze di opposizioni a condividere un governo di responsabilità. Quindi non per scelta, ma per senso di responsabilità ci muoveremo nel quadro del governo e della maggioranza uscente”.
Il lavoro di Gentiloni, c’è da scommetterci, non sarà facile. Sul piede di guerra M5S, Lega e Fratelli d’Italia, che si preparano a scendere in piazza. Così il vice presidente alla Camera Luigi di Maio, parlando nella trasmissione Mezz’ora:
“la prossima legge elettorale fatta da un Parlamento la dovrà fare un parlamento eletto dal popolo. L’idea di un tavolo sulla legge elettorale è finita. L’idea di aprire nuovamente il vaso di Pandora è solo una scusa per prender tempo, per arrivare fino al 2018″.
La sua proposta e quella del M5S?
“Noi proponiamo che la legge della Camera come esce dal vaglio della Consulta, si applichi anche al Senato su base regionale”.
Così il leader della Lega Matteo Salvini:
“Incredibile. Domenica scorsa 32 milioni di italiani hanno votato per scegliere la loro Costituzione e la maggioranza ha bocciato Renzi. Oggi il Pd, Mattarella e Napolitano si inventano il quarto premier non eletto da nessuno, la fotocopia sfigata e inutile di Renzi”.