La popolazione tedesca invecchia e peserà sempre di più sui bilanci pubblici del Paese. Ecco perché la Germania ha paura di spendere e accumula surplus di bilancio
Il problema demografico dell’invecchiamento della popolazione sta mettendo sotto pressione i sistemi di assistenza sociale dei Paesi avanzati. Il tema è molto sentito in Italia, che vanta un’età media seconda solo a quella del Giappone. Negli anni passati, nel Belpaese, sono state approvate varie riforme del sistema pensionistico, necessarie per garantirne la sostenibilità. Su questo terreno l’Italia, dove la spesa pensionistica appare sotto controllo, ha fatto meglio della Germania che, invece, rischia di dover affrontare una vera e propria emergenza nei prossimi decenni.
Deficit sopra il 3% nel 2032
Uno studio della Bertelsmann Foundation mostra che nel 2020 ci saranno, in Germania, tre lavoratori per singolo pensionato ma nel 2035 si arriverà a un rapporto di 1 a 1.
“Non è una buona prospettiva per un Paese dove pensioni, sanità e assistenza agli anziani vengono finanziati in gran parte con contributi sociali obbligatori versati dai lavoratori. I contributi di questi ultimi sono destinati a esplodere oltre il 50% del loro salario entro il 2040, in mancanza di una riforma del sistema pensionistico. Ma non basterà. Il Paese assisterà a un’esplosione del suo deficit di bilancio e del suo debito pubblico. La quota di pensionati sul totale della popolazione sta diventando sempre più pesante per le finanze pubbliche. Quando i milioni di baby boomers (i nati tra il 1946 e il 1965 ndr) andranno in pensione nei prossimi anni il surplus di bilancio della Germania sarà spazzato via”.
Senza una riforma del sistema pensionistico nel 2032, secondo lo studio, in Germania il deficit potrebbe superare la soglia del 3% dettata dagli accordi di Maastricht e raggiungere, per la fine degli anni ’40, il 9%. Il debito pubblico arriverebbe nel 2040 all’80% del Pil, e al 208% nel 2060.
La rigidità della Germania sulla spesa pubblica
E guardando con preoccupazione a queste prospettive che i governanti tedeschi hanno finora tenuto stretti i cordoni della spesa pubblica.
Il surplus di bilancio della Germania ha toccato, nei primi mesi dell’anno, la cifra di 45,3 miliardi di euro dopo essersi attestato a 53,6 miliardi nel 2018, pari all’1,5% del Pil. Cifre che permettono a Berlino di ridurre il debito pubblico (60% circa) o che, alternativamente, permetterebbero di attuare politiche espansive di investimento pubblico. Non è solo la Germania, la cui economia si è contratta dello 0,1% nel secondo trimestre dell’anno, ad avere bisogno di politiche di questo tipo. Gli investimenti pubblici tedeschi spingerebbero l’economia asfittica di tutta Europa.
“Non ci sarebbero problemi nello scegliere come spendere questi soldi – spiega Paul Krugman in un commento sul New York Times – visto che la Germania ha infrastrutture che necessitano disperatamente di essere rinnovate. I governi europei – prosegue l’economista – e la Germania in particolare, dovrebbero stimolare le loro economie incrementando la spesa pubblica anche attraverso nuovo indebitamento. Il mercato obbligazionario, che paga per i titoli tedeschi interessi negativi anche nel lungo periodo, li sta praticamente implorando di farlo”.
“I costi di finanziamento della Germania sono attualmente negativi – aggiunge Ira Kalish, chief global economist di Deloitte Touche Tohmatsu Limited -. Se il governo dovesse finanziare a debito opere pubbliche sulle infrastrutture, non gli costerebbe nulla nel lungo periodo”.
“Ma – conclude Ira Kalish – i leader tedeschi difendono la loro politica di accumulazione di surplus di bilancio. Ha funzionato finora. Il debito pubblico è modesto, un fatto che tornerà utile quando l’invecchiamento della popolazione porterà a un’inversione del rapporto tra il numero di lavoratori e di pensionati. Essere virtuosi sul fronte fiscale renderà più semplice affrontare i bisogni di una popolazione anziana”.