NEW YORK (WSI) – Germania, Gran Bretagna e Francia finiscono sul banco degli imputati nel caso Volkswagen, accusate di ipocrisia per la pressante attività di lobby fatta dietro le quinte al fine di mantenere il segreto sull’inadeguatezza dei test sulle emissioni delle auto. Il tutto per poi chiedere pubblicamente un’indagine europea sull’inquinamento prodotto dai modelli Volkswagen incriminati.
Secondo alcuni documenti – finiti nelle mani del quotidiano inglese The Guardian – i tre paesi avrebbero fatto pressioni sulla Commissione europea per mantenere lacunosi i test di rilevamento delle emissioni nocive, alzandoli del 14% rispetto ai livelli reali.
Solo quattro mesi prima dello scoppio dello scandalo Volkswagen – secondo quanto rileva il quotidiano britannico – tre delle nazioni più grandi dell’UE, avrebbero organizzato una serie di scappatoie sui risultati di un test, messo a punto nel 1970, conosciuto come il NEDC, cioè la procedura certificata a livello mondiale per veicoli leggeri che dovrebbe essere sostituita nel 2017.
“E’ inaccettabile che i governi che giustamente chiedono l’apertura di un’inchiesta dell’Unione europea nei confronti della Volkswagen, allo stesso tempo facciano pressioni per continuare a manipolare i test per misurare le emissioni di CO2″, ha dichiarato al quotidiano inglese Greg Archer, manager presso l’autorevole think tank, T&E, che si occupa dell’impatto dei mezzi di trasporto sull’ambiente.
Le emissioni dei veicoli impattano per il 12% delle emissioni di carbonio in Europa ed entro il 2021, tutte le nuove auto dovranno rispettare un limite imposto dall’Unione Europea, di 95 grammi di CO2 per ogni chilometro percorso.