NEW YORK (WSI) – Per la Germania, il suo enorme surplus commerciale è stato sempre motivo di orgoglio nazionale. Ma, in tempi di crisi come quelli attuali, la superiorità delle avanzo delle partite correnti, nettamente superiore rispetto alla alle soglie europee è “su “livelli insostenibili con perdita di benessere per tutti”.
E’ l’allarme lanciato un paio di giorni fa dal Centro Studi di Confindustria in un rapporto in cui si evidenzia che durante la crisi tutti i Paesi euro in deficit hanno aggiustato i conti con l’estero, mentre “i paesi core non hanno fatto nulla per ridurre i loro surplus”.
Come si legge sempre nel report, durante la crisi, il saldo delle partite correnti italiano è passato dal -3,5% del Pil nel 2010 al +1,5% nel 2014 e quello spagnolo si è mosso dal -9,6% nel 2007 al +0,5%. La Germania, invece, l’ha mantenuto sostanzialmente invariato a un livello (7,1%) che “è eccessivo sia secondo i più elementari principi economici sia in base alle soglie di allarme europee”.
Il cosiddetto six-pack, infatti, fissa che il surplus non possa superare il 6% del Pil. Se è vero che il surplus della Germania verso il resto dell’Area euro si è azzerato (dal 2,9% del Pil nella prima metà del 2007), ciò è avvenuto attraverso una riuduzione dell’export verso gli altri paesi euro e non attraverso un aumento dell’ import, che è invece calato”.
Risultato finale: domanda interna dell’Area euro più debole, occupazione e redditi più bassi. (mt)