La Germania registra un calo del Pil dello 0,3% nel primo trimestre ed entra ufficialmente in recessione tecnica. Un segnale preoccupante per l’eurozona intera, anche se le autorità tedesche confidano in una pronta ripresa. Sembra andare meglio all’economia italiana, in espansione dello 0,5% nei primi tre mesi dell’anno, ma la cautela rimane d’obbligo.
Pil Germania -0,3% nel 1Q 2023
La lettura finale relativa al Pil tedesco del primo trimestre 2023 ha rilevato una contrazione dello 0,3% su base congiunturale, ovvero rispetto al trimestre precedente (il 4Q 2022), rivedendo al ribasso la precedente stima che indicava un’economia stagnante nei primi tre mesi dell’anno (variazione pari a 0,0%).
Anche fra ottobre e dicembre dell’anno precedente il Pil della Germania aveva registrato una contrazione, in quel caso pari allo 0,5%. Questo consente di parlare di una cosiddetta “recessione tecnica”, che si verifica in presenza di due trimestri consecutivi di riduzione del Pil.
Le cause della recessione in Germania
Per la Germania si tratta della prima recessione dall’inizio della pandemia. Tra le cause, c’è sicuramente l’onda lunga della guerra in Ucraina, che ha provocato un aumento dei prezzi dell’energia, influendo negativamente sull’economia tedesca.
Le famiglie tedesche hanno ridotto i consumi in diversi settori: sono calate le spese per alimenti e bevande, abbigliamento e calzature, arredamento. Anche gli acquisti di auto elettriche sono diminuiti, a causa della riduzione degli incentivi.
Nel frattempo, la spesa governativa è crollata, mentre gli investimenti sono aumentati, sostenuti dalle costruzioni grazie anche al clima insolitamente mite.
Le autorità minimizzano il pericolo
L’entrata ufficiale in recessione, a dispetto delle previsioni del cancelliere Olaf Scholz di inizio anno, rappresenta un passo indietro per la Germania, che finora era riuscita a schivare gli scenari più negativi ipotizzati dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il cancelliere ha comunque assicurato che “le prospettive dell’economia sono molto buone”.
Il ministro delle finanze Christian Lindner ha affermato: “È necessario cambiare rotta nella politica economica e non trascurare più la nostra competitività, accelerando le procedure di pianificazione e approvazione e rafforzando il concetto di libertà tecnologica per sfruttare il potenziale creativo del Paese”.
Dal ministero dell’Economia garantiscono inoltre che la ripresa ci sarà già entro l’anno, e il titolare, Robert Habeck, si è mostrato più preoccupato degli effetti nel medio periodo di problemi strutturali come il calo demografico, la mancanza di forza lavoro, piuttosto che delle difficoltà del momento, dovute all’inflazione e alla crisi energetica.
Anche Bruxelles ha minimizzato la questione, per bocca del commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni: “Se la Germania non cresce non è una buona notizia per l’Europa”, ma “sappiamo che l’economia si riprenderà nei prossimi mesi e quindi non darei troppa importanza alle recessioni tecniche“.
L’Italia intanto schiva la recessione
Nello stesso periodo, secondo le stime preliminari dell’Istat sul primo trimestre dell’anno, il Pil dell’Italia è salito dello 0,5% congiunturale, sorprendendo in positivo gli analisti che si aspettavano una crescita molto più contenuta (+0,2%).
L’economia italiana sembra dunque in grado di evitare la recessione, grazie alla resilienza dei consumi, degli investimenti e dell’occupazione, seppur con squilibri che determinano una carenza di manodopera in alcuni segmenti, mentre la ripresa disomogenea a livello globale frena parzialmente l’export.
In ogni caso, sarà necessario attendere nuovi dati per definire più correttamente il quadro economico italiano.
Nel frattempo, il presidente dell’Abi Patuelli, ha definito la recessione tedesca una “notizia problematica”, che potrebbe determinare “un rallentamento ulteriore” e che rende indispensabile per l’UE e i singoli Stati porsi “interrogativi sia sull’efficacia delle politiche monetarie, fin qui sviluppate, sia sull’efficacia del complesso delle normative nazionali ed europee di sostegno allo sviluppo”.
Le stime indicano una crescita moderata per l’Italia
Ricordiamo infine che la Commissione europea ha recentemente rivisto al rialzo le previsioni di crescita per l’Italia, indicando un Pil in aumento dell’1,2% nel 2023 e dell’1,1% nel 2024 (rispettivamente da 0,8% e 1%).
Le proiezioni indicano un miglioramento delle prospettive per l’Italia, rispetto alle precedenti stime datate febbraio. Tuttavia, al tempo stesso i numeri segnalano anche un marcato rallentamento della crescita rispetto al 3,7% del 2022, determinato in gran parte dall’impatto dell’inflazione sui consumi.
Laddove le aspettative per l’anno in corso venissero confermate, per l’Italia si prospetterebbe la crescita più alta tra le maggiori economie europee.
Infine, il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale prevede per l’Italia nel 2023 una crescita del Pil pari allo 0,7%, seguita da un +0,8% nel 2024.