Partiamo da un dato di fatto: la Germania è stata l’unico membro del Gruppo dei Sette (G7) a registrare una crescita negativa nel 2023, con il timore da parte di alcuni che il periodo di stagnazione possa protrarsi. In realtà, secondo alcuni osservatori, per l’ex locomotiva europea il periodo buio potrebbe terminare prima delle attese. Questo perché, a dispetto dei crescenti timori in merito alla deindustrializzazione, l’attività manifatturiera tedesca si sta adattando rapidamente a un nuovo paradigma economico, quello a basse emissioni di carbonio.
Ne è convinto Robert Lind, Economista di Capital Group che, in un’analisi sulla manifatturiera tedesca, spiega:
Nel breve termine assisteremo probabilmente a una pressione costante sui settori ad alta intensità energetica, mentre nel medio-lungo termine si ravvisano segnali incoraggianti secondo cui l’industria tedesca potrebbe consolidare la sua posizione a livello di tecnologie a basse emissioni di carbonio.
Dai dati mensili sul settore industriale della Bundesbank è emerso un netto calo della produzione manifatturiera al termine del 2023. I beni durevoli di consumo hanno registrato una produzione particolarmente scarsa, con un calo del 5% nel quarto trimestre del 2023 e dell’11% su base annua. L’irrigidimento delle condizioni finanziarie e l’incertezza sullo stato di salute dell’economia cinese rappresentano degli ostacoli che costringono il settore ad adeguarsi.
Tuttavia- continua Lind:
Uno sguardo più approfondito sui dati suggerisce che l’economia si sta orientando verso un’attività manifatturiera a maggiore valore aggiunto. Nonostante la crisi della Germania, i dati mensili potrebbero sovrastimare la debolezza dell’attività manifatturiera. In base alle stime trimestrali del valore aggiunto lordo, nel 2023 l’industria manifatturiera si è rivelata più resiliente, il che potrebbe rispecchiare uno slancio relativo alla produzione oppure suggerire che le società tedesche sono passate a prodotti di valore superiore nell’ambito di vari settori. Il valore aggiunto lordo corrisponde al valore della quantità di beni prodotti, esclusi i costi imputabili a fattori produttivi e materiali.
L’economia e la società stanno imparando ad adattarsi
Fortunatamente- ricorda l’economista – la Germania sembra aver evitato gli shock dell’energia conseguenti alla guerra Russia-Ucraina. In precedenza, “la Germania importava oltre il 50% del suo gas naturale dalla Russia. La produzione manifatturiera è diminuita molto meno di quanto si temesse e lo scorso anno il valore aggiunto lordo è aumentato dello 0,25%. La Germania è stata in grado di rifornirsi di gas da aree geografiche come la Norvegia e i Paesi Bassi, sviluppando al contempo una propria infrastruttura di gas naturale liquefatto”.
Nel frattempo, il passaggio del Paese all’energia pulita, Energiewende, “ha incontrato ostacoli, ma è stato anche fonte di innovazione. La Germania è diventata la Nazione leader del G7 nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio in percentuale del PIL, a dimostrazione dei progressi compiuti nei settori più moderni, quali i prodotti del settore batteria e gli aspetti legati alla produzione di energia solare, compresi i componenti per impianti fotovoltaici”.
Sicuramente, il contributo economico della Germania è fondamentale per l’UE, soprattutto in un momento in cui l’Europa cerca di placare i timori legati all’indebolimento della crescita. L’innovazione tecnologica, gli scambi commerciali e una solida presenza geopolitica sono tutti fattori necessari per la prosperità dell’UE. Per riconquistare il suo dominio a livello industriale, la Germania dovrà disporre del necessario margine di manovra con i nuovi partner commerciali, conclude l’economista.