Il Pil tedesco invia un nuovo segnale di debolezza: nel secondo trimestre la crescita è diminuita dello 0,1%, in linea con le attese degli analisti. L’andamento dell’economia si sta allontanando dagli obiettivi, già modesti, del governo, il quale aveva previsto per fine anno una crescita dello 0,5%.
A pesare sul dato del secondo trimestre è soprattutto il calo delle esportazioni, mentre i livelli di spesa per consumi e di spesa pubblica sono risultati più elevati rispetto al trimestre precedente.
Date le difficoltà dell’economia tedesca, in un contesto influenzato dalle tensioni commerciali, stanno crescendo – anche in patria – gli appelli verso una politica fiscale più aggressiva, che abbandoni l’equilibrio di bilancio caro al partito della cancelliera Angela Merkel.
Robert Habeck, leader del partito dei Verdi e possibile alleato in una futura coalizione di governo, ha descritto “l’insistenza sul deficit a zero (l’equilibrio di bilancio) come una politica fiscale voodoo” e ha incoraggiato Merkel a intraprendere un piano di investimenti in disavanzo per favorire un programma di “protezione climatica” in calendario per settembre.
“Il settore industriale ha portato l’economia in contrazione nel secondo trimestre e c’è il rischio di ulteriore debolezza nella seconda metà dell’anno”, ha commentato l’economista di Bloomberg, Jamie Rush, “fra le buone notizie si segnala che i servizi continuato ad espandersi, indicando che permangono aree di resilienza”.
Sulle prospettive future dell’economia la fiducia degli investitori tedeschi, tracciata dall’indice Zew, aveva già dato ieri un chiaro segnale, con una contrazione di 19,6 punti che ha riportato l’indice ai minimi dal dicembre 2011, a -44,1 punti.
“Le sfide per l’economia tedesca si basano principalmente su fattori internazionali: conflitti commerciali, sanzioni e lo scenario di una Brexit senza accordo”, ha spiegato al Telegraph Melanie Vogelbach, dell’Associazione delle Camere di commercio tedesche, “le guerre commerciali non sono mai buone e per un’economia che dipende tanto dalle esportazioni quanto dall’industria tedesca, questo è un fattore molto importante”.
La possibilità che la Germania provveda a controbilanciare il calo delle esportazioni con una politica fiscale più aggressiva, d’altro canto, sposterebbe il traino dell’economia sui consumi interni – come da tempo Fmi e varie altre organizzazioni suggeriscono per ridurre gli squilibri all’interno dell’Eurozona.