L’aumento delle tariffe statunitensi per le auto e uno scenario no-deal per la Brexit rischiano di essere un doppio smacco per la Germania e per mitigare gli effetti la cancelliera Angela Merkel e i suoi ministri stanno lavorando dietro le quinte.
“Se il doppio smacco si materializzasse, vogliamo estrarre qualcosa dal cappello”.
Così alla Reuters un alto funzionario del governo tedesco secondo cui il governo sta lavorando a un pacchetto di stimoli fiscali. La Germania, che ha evitato per un soffio la recessione, è particolarmente vulnerabile sia ai rischi delle tariffe statunitensi fino al 25% sulle automobili, sia alla Gran Bretagna che esce dall’UE il 29 marzo senza un accordo.
Germania, export valgono quasi metà produzione
Le esportazioni rappresentano quasi la metà della produzione economica della Germania e le auto sono di gran lunga la principale esportazione con vendite annuali che toccano un valore di 230 miliardi di euro (263 miliardi di dollari), secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica.
La destinazione di esportazione più importante per le auto tedesche lo scorso anno è stata negli Stati Uniti con ricavi per 27,2 miliardi di euro, seguita dalla Cina con 24,7 miliardi di euro e dalla Gran Bretagna con 22,5 miliardi di euro. In termini di numero di auto esportate, Londra è in cima alla lista con 666.000 e gli Stati Uniti sono al secondo posto con 470.000, secondo i dati dell’associazione del settore VDA.
Se entrambi gli scenari – tariffe e no deal – diventeranno realtà, l’impatto combinato potrebbe ridurre fino a 0,7 punti percentuali la crescita del prodotto interno lordo (PIL) della Germania a lungo termine, secondo le stime separate di Commerzbank e dell’Istituto Ifo.
Dazi più elevati e Brexit no deal: ciclo vizioso per economia
Per l’economia tedesca nel suo complesso, dazi più elevati negli USA e un no deal per la Brexit insieme colpiranno anche il sentiment delle imprese e il morale dei consumatori che potrebbero gettare l’economia in un circolo vizioso, dicono gli economisti.
Ma meno crescita significa anche meno entrate fiscali che limitano la capacità del governo di mettere insieme un enorme pacchetto di stimoli fiscali che potrebbe far uscire l’economia da una spirale al ribasso. Un ciclo vizioso insomma a cui il ministro Scholz sta attualmente lavorando per porre fine.
L’idea è contenuta in un progetto di legge che mira a sostenere le aziende che investono in ricerca e sviluppo con 5 miliardi di euro in incentivi fiscali per quattro anni, come hanno riferito fonti vicine al governo a Reuters. Il piano sarà finanziato attraverso l’eccedenza di bilancio prevista, restringendo la platea per eventuali misure aggiuntive.