All’escalation militare nel Mar Rosso si accompagna un’escalation anche nelle ricadute economiche. Ne sa qualcosa la Germania, il cui settore chimico sta iniziando a risentire i colpi dei ritardi nelle spedizioni attraverso il Mar Rosso, diventando così l’ultima industria a sentire il peso delle interruzioni di forniture, che hanno costretto alcune aziende a limitare la produzione.
Che cosa sta succedendo
Facciamo un passo indietro per capire meglio il contesto. Le importazioni asiatiche verso l’Europa, che vanno dai ricambi per auto alle attrezzature ingegneristiche, dai prodotti chimici ai giocattoli, stanno attualmente impiegando più tempo per arrivare, poiché i trasportatori di container hanno deviato le navi intorno all’Africa e lontano dal Mar Rosso e dal Canale di Suez, a seguito degli attacchi degli attacchi degli Stati Uniti e del Regno Unito contro i militanti Houthi.
In questo contesto, sottolineano gli esperti di Algebris Investments, società di gestione del risparmio globale:
“Le navi che trasportano cibo ed energia devono affrontare costi assicurativi più elevati e tempi di viaggio più lunghi, con ripercussioni su quasi 70 miliardi di euro di importazioni ed esportazioni alimentari europee. I supermercati del Regno Unito hanno già avvertito che le interferenze possono portare a un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Le stime dell’impatto sull’inflazione sono per ora moderate, dell’ordine di 0,3 punti percentuali per trimestre. Potrebbero cambiare drasticamente se il persistere dei blocchi dovesse influire sull’approvvigionamento di petrolio e gas, facendo salire i prezzi delle materie prime. L’impatto sui prezzi del petrolio e del gas rimane il rischio principale per gli sviluppi futuri della regione.
Nuovo colpo all’economia tedesca
La crisi dei trasporti nel Mar Rosso arriva mentre l’economia tedesca è già sotto pressione a causa della recessione e degli alti costi del lavoro e dell’energia. Secondo S&P Global, il settore chimico europeo, insieme alle automobili e alla vendita al dettaglio, è considerato il più vulnerabile.
Oltre ai ritardi nelle importazioni, i gruppi chimici sottolineano l’aumento dei costi del carburante, in quanto le autocisterne che trasportano materie prime cruciali impiegano circa 14 giorni in più per arrivare, aggiungendo che questi costi possono essere trasferiti solo parzialmente ai clienti.
Se l’industria tedesca ha già digerito le interruzioni delle forniture causato dalla pandemia prima, dalla guerra in Ucraina dopo, l’impatto della riduzione del traffico attraverso l’arteria commerciale del Mar Rosso sta iniziando a farsi sentire, con la fabbrica di Tesla, che è stata finora la vittima più importante. A questo proposito ricordiamo che la società di Elon Musk fermerà per due settimane, dal 29 gennaio all’11 febbraio, la produzione nella sua unica fabbrica europea di auto elettriche, ovvero Gigafactory di Berlino a causa del “gap nelle catene di rifornimento” provocato dai “conflitti armati nel Mar Rosso e relativi spostamenti delle rotte di trasporto”, che allungano “in modo notevole” i tempi di spedizione di componenti dall’Asia.
Chimica, terza industria del Paese
Il settore chimico tedesco, la terza industria del Paese dopo quella automobilistica e metalmeccanica con un fatturato annuo di circa 260 miliardi di euro (282 miliardi di dollari), dipende dall’Asia per circa un terzo delle sue importazioni extraeuropee.
Anche il più grande produttore del paese, Evonik, ha dichiarato di essere stato colpito da “cambiamenti di rotta e ritardi con breve preavviso”, aggiungendo che alcune navi hanno cambiato direzione fino a tre volte in pochi giorni.
L’azienda ha dichiarato che sta cercando di mitigare l’impatto ordinando prima e passando al trasporto aereo, considerato un ripiego perché alcuni prodotti chimici non possono essere trasportati in aereo.
L‘associazione industriale tedesca VCI ha da tempo sottolineato la dipendenza dalle importazioni asiatiche, affermando che mentre le interruzioni della produzione dovrebbero essere limitate a singoli casi, i ritardi delle importazioni attraverso il Mar Rosso rappresentano un ulteriore onere per un’industria già indebolita.
“Gli effetti sono particolarmente evidenti nelle medie imprese di chimica fine e di specialità”, ha dichiarato Henrik Meincke, capo economista di VCI, aggiungendo che queste aziende spesso si riforniscono di una parte consistente delle loro materie prime dall’Asia.
Ricordiamo che l’economia tedesca è entrata in recessione nel 2023 con un calo dello 0,3% del prodotto interno lordo, appesantito dalla crisi del settore industriale che soffre dei costi dell’energia e delle difficoltà di esportazione.