La retail expansion in Cina, la passione per le automobili da corsa e il primo omaggio al padre, scomparso lo scorso anno. Il designer-imprenditore Gianvito Rossi si racconta
Ha sempre inteso la scarpa più come concetto, che come ornamento. Proprio per questo, ogni suo design è essenziale, grafico e lineare, come i modelli della collezione maschile per la primavera-estate 2021 che rivisita alcuni degli stili classici italiani. Dalla retail expansion in Cina alla grande passione per l’architettura e le automobili da corsa, fino al primo omaggio al padre Sergio, scomparso lo scorso anno: Gianvito Rossi, designer-imprenditore dall’animo nobile e riservato, si racconta in esclusiva a Wall Street Italia.
Nella pagina accanto, Gianvito Rossi
Le sue calzature hanno un fascino che resiste alla crisi. Qual è il suo segreto?
“Ci sono due aspetti: il primo è intrinseco nella calzatura in sé, credo che le mie scarpe abbiano un fascino speciale per le donne perché sono un oggetto intimo, quasi come un elegantissimo capo di lingerie. Suscitano uno charme particolare sull’universo femminile. Il secondo aspetto è legato al design e alla filosofia con cui realizzo le mie calzature: oggetti che mettono in primo piano la donna e che valorizzano la silhouette femminile. Proprio per questo il loro design dev’essere essenziale, grafico, lineare. La scarpa è quindi intensa più come concetto che come ornamento”.
Nonostante la pandemia globale, il marchio ha continuato nella sua retail expansion, aprendo nuove boutique in Asia. L’ultima è quella di Pechino, all’interno del department store di lusso Shin Kong Place. Quali sono i vostri piani per la Cina?
“Finora ci siamo dedicati ai mercati di Europa e Nord America, che ci hanno dato grandi soddisfazioni. Nell’ultimo periodo ci siamo focalizzati sul mercato cinese, partendo da città di riferimento come Hong Kong e Pechino.
Questo fa parte di un progetto di ampliamento della distribuzione in quello che oggi è il mercato di riferimento per il mondo del lusso. La Cina è l’ultimo tassello in termini di presenza sul mercato e completa la copertura globale del brand”.
Lei è un grande appassionato di architettura e insieme alla designer spagnola Patricia Urquiola ha progettato tutte le boutique del marchio. Come si traduce l’universo di Gianvito Rossi in questi spazi?
“L’architettura è un mondo molto affascinante in cui ci si può esprimere in tanti modi diversi. Per me la qualità è sempre stata al primo posto e ho cercato qualcuno che potesse aiutarmi a ricreare un ambiente che avesse lo stesso DNA e la stessa filosofia del marchio. Il punto di partenza è l’altissima qualità legata al nostro heritage e al savoir-faire del prodotto, ma anche al savoir-faire italiano e alla sua tradizione architettonica. Questi sono i valori che ho ritrovato nella collaborazione con Patricia, che ha realizzato degli spazi moderni ma estremamente femminili. Un equilibrio molto delicato: la modernità può risultare fredda, spigolosa, la mia idea di modernità è invece molto più soft”.
La boutique Gianvito Rossi di Pechino, all’interno del department store di lusso Shin Kong Place
Con lo stesso spirito con il quale disegna le sue collezioni donna ha creato una linea maschile ideale per un guardaroba contemporaneo. Quali sono le caratteristiche della collezione primavera-estate 2021? Qual è il modello che rappresenta al meglio questa stagione?
“Per la collezione uomo ho voluto rivisitare alcuni degli stili degli classici italiani, come il mocassino Massimo in suede con un dettaglio con effetto treccia che ricorda l’eleganza e la leggerezza italiana. Ha una proporzione moderna, una forma più larga e dei toni di colore più chiari rispetto al classico mocassino. Per contro rimane presente tutto l’anno anche la componente più casual e sportiva della collezione che si traduce in modelli come il Chester, uno stivale con una suola in gomma caratterizzata da dentini in stile carro armato, una moderna reinterpretazione di un classico”.
Il mocassino Massimo in suede ricorda l’eleganza e la leggerezza italiana
Oltre all’architettura ha una grande passione per le automobili da corsa. Ha pensato di inserire nella collezione uomo alcuni modelli ispirati a questo sport?
“La sneaker low-top che abbiamo è perfetta per la guida, ha la giusta profondità di suola per mantenere una valida sensibilità e allo stesso tempo rimane molto morbida. Questo è l’equilibrio essenziale: non ci vuole troppa distanza tra il piede e i comandi. L’ho testata personalmente. In bianco rimane una delle nostre sneaker bestseller”.
Lo scorso anno ha visto la nascita di un nuovo ‘sigillo’: il Ribbon Buckle, un dettaglio ricercato, un raffinato logo in metallo con le iniziali GR. Come è stato concepito?
“Volevo dare un design più riconoscibile ai dettagli metallici, nello specifico la fibbia, che fanno parte delle nostre calzature. Il Ribbon è inteso come un sigillo, ma è anche un’ideale: il suo fiocco ha una delicatezza speciale. Per quanto riguarda il design, ho voluto coniugare le mie iniziali con uno stile moderno dal tocco futurista che rimanesse fedele al nostro heritage. Un design di qualità dev’essere una combinazione di tanti elementi: l’originalità, la funzionalità, la semplicità”.
Quali sono le innovazioni più significative che ha introdotto nelle sue collezioni negli ultimi anni?
“Continuando con l’evoluzione del Plexi [morbido materiale trasparente che è divenuto nel tempo uno dei dettagli simbolo del marchio, ndr] ho creato il sandalo Metropolis, una scarpa dalla forma pura e organica con due fasce trasparenti che avvolgono il piede. Un modello che è sinonimo di leggerezza e semplicità. Quest’estate ha debuttato poi il sandalo Bijoux che gioca con le proporzioni, reinterpretando i volumi tradizionali. Ho voluto mantenere la leggerezza dello stiletto, dando un nuovo volume alla parte superiore della scarpa. La sua è una forma che ricorda i bijoux di carattere etnico-africano. Questi due modelli si distinguono per la loro originalità e semplicità e hanno le carte in regola per essere degli oggetti destinati a diventare dei grandi classici, che è poi il fine ultimo di ogni design”.
Dall’alto verso il basso: il sandalo Bijoux, gioca con i volumi e le proporzioni; il sandalo Ribbon d’Orsay con il Ribbon Buckle, nuovo sigillo del marchio; il sandalo Metropolis dalla forma pura e organica
Non ha mai smesso di lavorare e creare, ha sempre mantenuto il buonumore nonostante la pandemia globale, complice forse il suo animo romagnolo. Gianvito Rossi, cosa ama di più della sua terra?
“La mia è una terra molto semplice nella quale si sviluppano rapporti di amicizia duraturi. Questi, insieme alla famiglia, riescono a farti superare qualsiasi ostacolo. La mia terra ha un lato molto vero, autentico, genuino che ti spinge a trovare la motivazione anche nei momenti più difficili. In questo senso le sono molto grato”.
Ad aprile 2020 è scomparso Suo padre, Sergio Rossi, le cui creazioni hanno fatto la storia della scarpa di lusso italiana. Come lo ricorda?
“Come una persona incredibile con una volontà, una forza e una dedizione totale a quello che faceva. Aveva un’attenzione infinita per il prodotto ed era alla ricerca costante del raggiungimento del miglior risultato possibile. È un esempio di vita indelebile. Pur andandosene mi ha dato la forza, con il suo ricordo, di superare i momenti difficili”.
Con le sue collezioni porta il made in Italy nel mondo. In questo momento di riapertura e ripresa, qual è il suo messaggio da imprenditore a tutti gli imprenditori del nostro Paese?
“È stato un periodo che lascerà il segno, ma ci darà anche più forza per il futuro. Gli imprenditori del nostro Paese hanno dimostrato di sapere imparare molto da questa esperienza. La qualità e l’ingegno che ci differenziano come italiani non si possono trovare nel resto del mondo. Il fashion, la moda, l’incontro tra persone è fondamentale per un futuro che non si basi solamente ed esclusivamente sulla tecnologia. L’elemento umano di noi imprenditori italiani è la nostra forza. Come diceva mio padre: cerca di fare le cose al meglio e i risultati arriveranno”.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di giugno del magazine Wall Street Italia