Il primo robot automatizzato per monitorare gli effetti del disastro nucleare e’ stato messo in funzione dal governo del Giappone alla centrale atomica di Fukushima Daiichi, obiettivo n.1 misurare il livello di radiazioni in un sito totalmente contaminato ed estremamente pericoloso per gli esseri umani.
Il “Monirobo” (“monitor” + “robot”) e’ stato costruito dal Nuclear Safety Technology Center, presso il Ministero dell’Educazione del Giappone. Ognuna di queste macchine e’ lunga 32 inches, ha un diametro di 52 inches ed un’altezza di 52, con un peso di circa 1300 pounds (600kg). Puo’ spostarsi ad una velocita’ di 131 feet (40m) al minuto, monta una telecamera e due braccia mobili con vari strumenti di misurazione. Il Monirobo e’ wireless e puo’ essere manovrato da una distanza massima di 3/4 di miglio (1.1km).
Se la catastrofe nucleare di Fukushima seguita al terremoto sembra aver spiazzato, finora, le grandi capacita’ hi-tech del Giappone (ridicoli gli elicotteri che cercavano di raffreddare i reattori nucleari danneggiati buttando secchiate d’acqua) in un futuro non molto lontano i robot faranno molti lavori al posto dell’uomo.
Per esempio, la sicurezza nazionale di molti paesi potrà essere tutelata un giorno evitando ai soldati in carne e ossa di combattere sul campo di battaglia. Un nuovo esercito di macchine? La risposta è: si’ possibile, e comunque si sta andando già in quella direzione. Un esempio è rappresentato da MAARS (Modular Advanced Armed Robotic System), costruito negli Stati Uniti da Foster Miller, progetto che si è concretizzato con l’invio di robot armati in Iraq. Capaci di aprire porte, anche di trascinare feriti, e di fare una distinzione tra zone più o meno pericolose.