Tokyo – Non ci sono solo la crisi del debito e la mina fiscal cliff a far tremare il polso agli investitori di mezzo mondo. Adesso scatta l’allarme Giappone. Il paese a una settimana dal voto scopre il suo volto più fragile. Si chiama recessione. I segnali sono inequivocabili. Sta affondando lentamente la sua economia: nel secondo e nel terzo trimestre il Prodotto interno lordo ha accusato una battuta d’arresto, alimentando l’opposizione dello sfidante Shinzo Abe, che chiede più stimoli fiscali per tornare a crescere.
Il Pil si è contratto del 3,5% su base annua nel trimestre che si è chiuso a settembre, secondo la stima dell’Ufficio di Gabinetto. Peggio delle stime degli analisti che si aspettavano una flessione del 3,3%. Già fra luglio e settembre si era contratto dello 0,9%. Quella dell’ultimo dato disponibile è solo una lettura preliminare, ma è comunque un’amara soddisfazione. Il governo ha, infatti, già rivisto le sue stime. E il mondo politico è in subbuglio.
Il Giappone si prepara ad andare alle urne per eleggere i 480 deputati della Camera bassa a metà dicembre. Secondo i sondaggi, il Partito Democratico guidato dal primo ministro Yoshihiko Noda è destinato alla sconfitta, ma non è chiaro se la principale forza di opposizione, il Partito Liberaldemocratico otterrà la maggioranza assoluta.
Noda non ha saputo dare la svolta che la gente si aspettava, mostrando la sua debolezza di fronte alla gravissima crisi innescata dal terremoto e lo tsunami dell’11 marzo 2001, seguiti dall’incidente nucleare di Fukushima. La decisione di far ripartire in luglio una centrale nucleare gli sarà fatale, sostengono in molti adesso.
Abe, il cui partito si presenterà per vincere, ha chiesto più stimoli fiscali e un quantitative easing “illimitato”. Ma secondo gli economisti è solo propaganda troppo gridata. C’è chi, come Shuichi Obat di Nomura, ritiene “probabile che l’economia del Giappone abbia toccato il fondo nel corso dell’ultimo trimestre”. A suo avviso, “il nuovo governo dovrà porre come prioritaria la sfida della ripresa nel Paese entro la metà del prossimo anno; il tutto si giocherà sull’aumento o meno dell’Iva”.